22/11/2011, 00.00
INDIA
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Leader cristiani per la liberazione del pastore kashmiri, arrestato per conversioni forzate

di Nirmala Carvalho
Il rev. Channa Mani Khanna è in prigione per aver battezzato sette musulmani. Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic): “Bisogna fermare la talebanizzazione dell’unico Stato indiano a maggioranza islamica”. Vescovo anglicano P.K. Samantha Roy, della diocesi di Amritsar: “I battesimi da lui officiati sono validi, non ha fatto nulla di illegale”.
Srinagal (AsiaNews) – “Il rev. CM Khanna e i sette musulmani convertiti al cristianesimo stavano esercitando i loro diritti costituzionali di libertà religiosa e di scelta, non hanno fatto nulla di illegale”. È quanto afferma Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), in merito all’arresto del pastore anglicano Chander Mani Khanna della All Saints Church in Kashmir, accusato dal Gran muftì della regione di aver costretto alla conversione giovani musulmani in cambio di soldi. Per il vescovo anglicano P.K. Samantha Roy, della diocesi di Amritsar, “il modo in cui la polizia ha arrestato il pastore è umiliante. Il rev. Khanna non ha mai agito di nascosto. Chiediamo al governo del Kashmir di fare giustizia. La Chiesa anglicana chiederà un risarcimento legale per il nostro pastore innocente”.

Qualche giorno prima dell’arresto, avvenuto il 19 novembre scorso, il Gran muftì Bashir-ud-Din aveva convocato il rev. Khanna davanti a una corte della shari’a, perché rispondesse delle accuse di conversione forzata. Il 17 novembre, il Gran muftì aveva poi scritto una lettera al pastore, nella quale scriveva: “Avendo fallito in ciò che ti avevamo chiesto, saremo costretti a prendere provvedimenti in base alla shari’a”. Oltre al rev. Khanna, la polizia ha arrestato anche i sette musulmani che lui ha battezzato, picchiati per ottenere una confessione contro il pastore.

Il vescovo Roy racconta di aver discusso con il pastore di quanto accaduto nel tribunale islamico: “L’interrogatorio è andato avanti per quattro ore. Quando abbiamo parlato, il reverendo era sereno e tranquillo, non ha avuto paura perché era sicuro della sua innocenza e non aveva commesso alcuna violazione della legge canonica o civile. I battesimi che ha officiato sono validi”.

“La richiesta di apparire dinanzi a una corte shariatica – afferma Sajan George – è allarmante. Bisogna fermare la talebanizzazione dell’unico Stato indiano a maggioranza islamica. L’India è un Paese laico con una Costituzione laica, che senza eccezione sancisce e pretende il rispetto dei principi di uguaglianza tra i cittadini della repubblica”.

Lo Stato del Kashmir non ha leggi anticonversione: la polizia ha arrestato il pastore in base agli art. 153A (persone che promuovono disarmonia, inimicizia o odio sulla base di religione, razza, residenza, lingua o casta) e 295A (persone che urtano i sentimenti religiosi di qualunque classe sociale, con atti deliberati e maliziosi). 
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