Leader cristiani dell’Orissa per il rilascio immediato e senza violenza degli italiani rapiti
Bhubaneshwar (AsiaNews) - I vescovi dell'Orissa chiedono il "rilascio immediato" e "senza violenza" dei due italiani rapiti dai ribelli maoisti il 14 marzo scorso. Ad AsiaNews mons. John Barwa svd, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneshwar e presidente della Conferenza episcopale cattolica dell'Orissa, lancia un appello: "Speriamo che la macchina del governo e le persone di buona volontà facciano il possibile per liberare gli ostaggi. Le nostre preghiere più sincere vanno alle due vittime italiane e alle loro famiglie".
Al momento, il governo dell'Orissa tiene un profilo molto basso per non danneggiare le trattative con i maoisti. Nell'audio messaggio di rivendicazione, i guerriglieri hanno presentato una lista di 14 richieste al governo. Tra queste, la ripresa dei dialoghi; la liberazione di prigionieri politici; il divieto di entrata dei turisti nelle zone tribali. I maosti avrebbero infatti rapito gli italiani perché intenti a fotografare alcune donne tribali (adivasi), "come se fossero animali".
Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), definisce il sequestro "un gesto odioso" ed esorta le autorità dell'Orissa ad adottare "tutte le misure necessarie" per liberare i due rapiti. Tuttavia, egli nota che il rapimento "solleva molte domande sulla situazione di ordine pubblico in quest'area, dove i disordini all'interno delle comunità sono molto comuni". Il distretto di Kandhamal infatti è stato teatro dei sanguinosi pogrom anticristiani del 2008, perpetrati da gruppi del movimento ultranazionalista indù del Sangh Parivar. Sostenuti dal governo del Bharatiya Janata Party (Bjp), questi gruppi hanno rivolto le loro violenze soprattutto sui tribali e dalit cristiani.
Le accuse dei maoisti ai due italiani appaiono però improbabili. Paolo Bosusco, 54 anni, è titolare dell'Orissa Adventurous Trekking, agenzia italo-indiana che organizza escursioni in zone incontaminate. Da 20 anni in India, sul sito dell'agenzia Bosusco sottolinea la ricerca di "rapporti genuini e onesti con popolazioni che vivono ancora una vita secondo le loro antiche usanze e tradizioni". Tra le regole, "quella di non forzare ad ogni costo le esperienze. Non chiederemo mai di organizzare danze a pagamento. [...] Occorre molta discrezione nei rapporti con questi popoli. Spesso bisogna resistere all'impulso di fotografare qualcuno molto fotogenico. [...] Non mercifichiamo il rapporto con i tribali. [...] Chi non se la sente di assumersi questi piccoli obblighi, farebbe meglio a rivolgersi ad altre agenzie".
Claudio Colangelo, 60 anni, è un volontario che da anni collabora a progetti di cooperazione internazionale, in ambito medico. In passato, è stato in Perù grazie alla Amazon Promise, ong americana. Era in India in vacanza con la moglie, che sarebbe già rientrata in Italia.
Ispirandosi a Mao Zedong, il movimento naxalita è nato negli anni '60, quando Majumdar e Kanu Sayal, membri del Partito comunista indiano, hanno diretto una violenta insurrezione dei santal nel villaggio di Naxalbari (West Bengal), contro l'espropriazione di terreni da parte di alcuni latifondisti. Considerati la più grave minaccia alla sicurezza interna del Paese, i ribelli sono attivi in 20 dei 28 Stati dell'India e possono contare su una forza armata di almeno 10mila guerriglieri (People's Liberation Guerrilla Army), per lo più contadini indigeni analfabeti, oltre a circa 50mila membri.
(Ha collaborato Santosh Digal)
19/03/2012
27/04/2020 10:05