Leader copto: troppi allarmismi sulla vittoria dei partiti islamici
Per Kamal Zachar, leader politico copto cattolico, gli egiziani sono ancora un popolo di moderati e sono contro l’eccessivo potere di Fratelli musulmani e salafiti, vincitori con il 65% dei voti. Per comprendere il futuro assetto politico del Paese occorre attendere le elezioni presidenziali. Portavoce della Chiesa cattolica invita i cristiani a non avere paura e ad impegnarsi in politica.
Il Cairo (AsiaNews) – “Gli egiziani non sono un popolo di estremisti, sono moderati e sono contro i movimenti radicali. Il Consiglio dei militari e il parlamento non hanno il potere di interferire nella futura costituzione che verrà realizzata con il contributo di tutte le formazioni politiche. E questo, nonostante il grande numero di voti raccolti da Fratelli musulmani e salafiti in questa prima fase elettorale”. È quanto afferma ad AsiaNews Kamal Zachar, leader politico copto cattolico, che giudica eccessivi gli allarmismi di questi giorni sulla vittoria schiacciante dei partiti islamici che hanno guadagnato circa il 65% dei voti, soprattutto nei quartieri più poveri.
“Il sistema politico egiziano è presidenziale – afferma – e ciò è fonte di equilibrio in caso di un parlamento dominato dai partiti radicali. È necessario attendere le prossime fasi elettorali in programma fra dicembre e gennaio e le presidenziali di luglio per avere dei risultati definitivi”. “Tuttavia – aggiunge – quanto emerso dalle elezioni del 28 novembre è utile per pianificare le strategie future”.
Il risultato della prima fase delle elezioni egiziane, avvenute lo scorso 28 novembre, vede in testa Fratelli musulmani e salafiti, rispettivamente con il 40% e il 21% delle preferenze. I partiti liberali nati dalle manifestazioni di piazza Tahrir hanno guadagnato circa il 25% dei voti. In diversi seggi del Cairo e di Alessandria sono ancora in corso i ballottaggi. Oggi Mohamed El-Baradei, Nobel per la pace e candidato alla presidenza per la formazione liberale, si è detto preoccupato della svolta estremista del Paese, che mostra la sconfitta dei partiti democratici, troppo disorganizzati per concorrere contro i Fratelli musulmani. “Mi fanno paura – ha affermato – certe formazioni radicali (salafiti) che considerano la letteratura come pornografia, che vogliono proibire alle donne di guidare e pensano che la democrazia sia contro la Sharia”. Per il leader “per ora tutto è ancora nella mani del Consiglio dei militari”.
P. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, spiega che nonostante la sconfitta, il fronte democratico può ancora raggiungere il 30% nelle prossime fasi elettorali. “I nuovi partiti – afferma – sono nati solo pochi mesi fa ed era impensabile concorrere alla pari con i partiti islamici”. “I salafiti – fa notare il sacerdote – preoccupano anche i Fratelli musulmani. In futuro non è da escludere un’alleanza tra i movimenti democratici e il partito Giustizia e Libertà (Fratelli musulmani), per fermare eventuali leggi illiberali e pericolose per la minoranza cristiana”.
Per il portavoce della Chiesa egiziana questo risultato deve spingere i cristiani a impegnarsi ancora di più in politica e nella società, non all’isolamento come sperano invece i musulmani radicali. (S.C.)
“Il sistema politico egiziano è presidenziale – afferma – e ciò è fonte di equilibrio in caso di un parlamento dominato dai partiti radicali. È necessario attendere le prossime fasi elettorali in programma fra dicembre e gennaio e le presidenziali di luglio per avere dei risultati definitivi”. “Tuttavia – aggiunge – quanto emerso dalle elezioni del 28 novembre è utile per pianificare le strategie future”.
Il risultato della prima fase delle elezioni egiziane, avvenute lo scorso 28 novembre, vede in testa Fratelli musulmani e salafiti, rispettivamente con il 40% e il 21% delle preferenze. I partiti liberali nati dalle manifestazioni di piazza Tahrir hanno guadagnato circa il 25% dei voti. In diversi seggi del Cairo e di Alessandria sono ancora in corso i ballottaggi. Oggi Mohamed El-Baradei, Nobel per la pace e candidato alla presidenza per la formazione liberale, si è detto preoccupato della svolta estremista del Paese, che mostra la sconfitta dei partiti democratici, troppo disorganizzati per concorrere contro i Fratelli musulmani. “Mi fanno paura – ha affermato – certe formazioni radicali (salafiti) che considerano la letteratura come pornografia, che vogliono proibire alle donne di guidare e pensano che la democrazia sia contro la Sharia”. Per il leader “per ora tutto è ancora nella mani del Consiglio dei militari”.
P. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, spiega che nonostante la sconfitta, il fronte democratico può ancora raggiungere il 30% nelle prossime fasi elettorali. “I nuovi partiti – afferma – sono nati solo pochi mesi fa ed era impensabile concorrere alla pari con i partiti islamici”. “I salafiti – fa notare il sacerdote – preoccupano anche i Fratelli musulmani. In futuro non è da escludere un’alleanza tra i movimenti democratici e il partito Giustizia e Libertà (Fratelli musulmani), per fermare eventuali leggi illiberali e pericolose per la minoranza cristiana”.
Per il portavoce della Chiesa egiziana questo risultato deve spingere i cristiani a impegnarsi ancora di più in politica e nella società, non all’isolamento come sperano invece i musulmani radicali. (S.C.)
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