Le vaghe promesse di Cina e India sul clima
New York (AsiaNews/Agenzie) – Nel summit Onu di ieri a New York, Cina e India si sono dette disponibili a contenere le emissioni di anidride carbonica dei loro Paesi. Anche se non ci sono stati impegni precisi, questo ha permesso a tutti gli intervenuti di parlare del vertice come di un successo.
Il presidente cinese Hu Jintao ha promesso di porre un “significativo” limite alla rapida crescita delle emissioni di anidride carbonica della Cina, conseguenti alla fame di energia soddisfatta per la gran parte con centrali a carbone. Ha però indicato solo che ci sarà una riduzione “importante [delle emissioni] entro il 2020 rispetto al 2005”, senza dare obiettivi precisi. Di scarso significato appare pure l’obiettivo che per il 2020 l’energia rinnovabile copra il 15% della produzione cinese, dato che non è spiegato quali impianti copriranno il restante 85%, anche considerato che le centrali a carbone coprono ora circa il 70% del fabbisogno di energia.
A sua volta l’India si è detta disponibile a considerare limiti alle emissioni inquinanti, ma all’interno di un piano globale per affrontare i cambiamenti climatici.
L’attesa era ben maggiore, anche perché la mancanza di un impegno ancorato a dati precisi rende difficile fissare obiettivi comuni. Tutti hanno comunque salutato con soddisfazione l’apertura di Pechino, che in precedenza aveva sempre rifiutato qualsiasi vincolo o limite, rilevando che doveva privilegiare la crescita economica e far uscire dalla povertà milioni di cittadini.
Solo alcune voci critiche hanno osservato che, in realtà, India e Cina si sono limitate a pure dichiarazioni di intenti.
Generiche sono state pure le dichiarazioni del premier giapponese Yukio Hatoyama, che ha promesso maggior sostegno finanziario e tecnologico ai Paesi poveri per affrontare i cambiamenti climatici, ma non ha meglio specificato.
La delusione è stata in parte attenuata dalle successive dichiarazioni di Xie Zhenhua, responsabile cinese per l’ambiente, che ha comunicato alla stampa l’intenzione di indicare “presto” obiettivi specifici, fondati sulla previsione che per il 2020 ci sarà un aumento del 100% di energie rinnovabili.
L’apertura ha comunque consentito a Pechino, sostenuta dall’India e della altre nazioni in via di sviluppo, di ripetere ai Paesi ricchi che debbono per primi ridurre le emissioni inquinanti, come pure fornire loro adeguati sostegni finanziari per sviluppare energia pulita.