Le tre ore di cessate il fuoco non evitano la crisi umanitaria a Gaza
Nella Striscia mancano acqua, elettricità, cibo. Danneggiati gli impianti idrici e le fognature. Alto il rischio di infezioni e la diffusione di malattie per almeno 10mila persone. Le priorità degli aiuti umanitari riguardano il combustibile ed il grano.
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) – “Tre ore non bastano”. Mohammad Azzan, 45enne residente a Gaza City, commenta così la pausa delle operazioni militari concessa da Israele per garantire il minimo soccorso umanitario alla popolazione. “Non abbiamo acqua, elettricità, cibo. Ho paura che dopo questa sosta, seguirà una grande operazione di Israele che invaderà tutti i nostri quartieri”.
Anche l’Unrwa, l’agenzia Onu che aiuta i profughi palestinesi, ha affermato che tre ore sono un lasso di tempo insufficiente. Secondo fonti israeliane, la pausa delle ostilità prevista per il pomeriggio dell’8 gennaio verrà ampliata così da rendere più agevoli i soccorsi e concedere agli abitanti della Striscia più ore di tregua.
La pausa del 7 gennaio è stata la prima dall’inizio dell’operazione “Piombo fuso” lanciata dall’esercito 'Israele (Idf). Macchine e persone sono tornate in strada e nel complesso entrambe le parti in conflitto hanno rispettato il cessate il fuoco. Stando a quanto dichiarato dal ministero della difesa di Tel Aviv, l’unica eccezione alla tregua si è verificata quando le forze israeliane hanno risposto al fuoco di militanti palestinesi. Hamas afferma che la sospensione totale degli scontri si è verificata solo a Gaza City mentre nel resto della Striscia le operazioni dell’Idf sono proseguite, seppure in modo limitato.
Con l’inizio delle breve tregua, subito si sono formate code davanti ai negozi di alimentari (nella foto, la fila davanti ad un panettiere). Molti sono corsi a cercare parenti e amici ricoverati negli ospedali. La Croce Rossa parla ormai di una vera e propria crisi umanitaria. La mancanza di elettricità ha bloccato le stazioni di pompaggio dell’acqua, i bombardamenti hanno danneggiato le condutture, il sistema fognario e causato gravi infiltrazioni nei pozzi. Secondo le agenzie umanitarie 10mila persone sono a rischio infezioni ed esposte alla diffusione di epidemie.
Le Nazioni Unite affermano che le priorità degli aiuti umanitari riguardano il combustibile ed il grano. Con l’apertura del corridoio umanitario concesso dal premier Ehud Olmert, Israele ha permesso l’accesso nella striscia a circa 80 mezzi pesanti che trasportavano carburante e beni di prima necessità.
Il 6 gennaio nove organizzazioni umanitarie israeliane si sono rivolte alla Corte suprema affermando che “ulteriori esitazioni rischiano di causare una inutile ed evitabile distruzione oltre che morti di civili innocenti”, per questo chiedono che sia scongiurato almeno il collasso del sistema idrico e fognario di Gaza.
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