Le suore di Madre Teresa raccolgono aiuti per i bambini dell’Orissa
Bhubaneshwar (AsiaNews) – La situazione nel distretto di Kandhamal, nell’Orissa, è ancora critica e sui cristiani pende la minaccia di nuovi attacchi. Le suore di Madre Teresa cercano di raccogliere aiuti per i bambini rinchiusi nei campi profughi.
A tre mesi dall'inizio delle violenze contro i cristiani, non appare nessun cambiamento. Nel villaggio di Tiangia sono state assassinate sei persone – fra le quali p. Bernard Digal – ma le forze dell’ordine non hanno operato alcun arresto e i crimini restano impuniti. Gli abitanti rimangono nei campi profughi allestiti dal governo e si chiedono come sarà possibile rientrare nelle case se permane “un clima di paura e insicurezza”.
La scorsa settimana Sharad Pawar, Ministro federale dell’agricoltura, durante una visita ufficiale assieme ad altri due ministri dell’esecutivo ha chiesto al governo dello stato dell’Orissa di formare dei “comitati di pace” e auspica il coinvolgimento dei capi villaggio e degli amministratori locali.
Fra i gruppi più attivi nel portare soccorso ai cristiani vi sono le Missionarie della Carità, l’ordine religioso fondato dalla Beata Teresa di Calcutta. “Dobbiamo essere degli strumenti di pace – sottolinea Suor Suma, Superiora regionale delle Missionarie della Carità – in una terra in cui regnano ancora odio e tensione”. La suora distribuisce agli sfollati cibo e beni di prima necessità raccolti da Suor Nirmala, Superiora generale delle MC, con una attenzione particolare per i bambini. “Tutti i conventi sparsi per l’India hanno voluto donare qualcosa per i bambini dei campi profughi a Kandhamal”.
La suora di Madre Teresa denuncia l’allarme sanitario nei campi profughi: “Il morbillo e la varicella si stanno diffondendo in maniera rapida. L’amministrazione dei campi ha predisposto delle zone di quarantena dove riunire gli ammalati, ma questo non è servito a contenere la diffusione delle epidemie”.
L’inverno ormai alle porte potrebbe aggravare una situazione già precaria e la paura di nuove violenze spinge i cristiani a rimanere nei centri di accoglienza. “Le persone – denuncia Suor Suma – sono terrorizzate e non hanno alcun motivo di rientrare nelle loro abitazioni, perché non è rimasto più nulla”.
I fondamentalisti indù del Vishwa Hindu Parishad (Vhp) continuano la loro campagna di odio contro i cristiani e confermano l’intenzione di bandire il Natale. Il governo dello stato – avvertono i fondamentalisti – ha tempo fino al 15 dicembre per scovare gli assassini di Swami Laxmanananda Saraswati. Scaduto il termine, riprenderanno le violenze e ai cristiani non sarà permesso celebrare la festività.