Le rivolte mostrano il fallimento della politica del figlio unico
Pechino (AsiaNews) - Le rivolte scoppiate nel Guangxi nei giorni scorsi contro la politica del figlio unico mostrano che la popolazione cinese è sempre più contraria a questa imposizione, fino a scendere in piazza. Scienziati ed esperti sociologi chiedono che essa termini per salvare la sicurezza della società, ma anche l’economia.
La scorsa settimana migliaia di contadini hanno invaso gli uffici governativi della contea di Bobai (Guangxi), distruggendo mobili, auto e tentando anche di incendiarli perché esasperati dalle tasse che gli impiegati e la polizia hanno imposto anche con la violenza sui trasgressori del figlio unico. I resoconti che giungono dall’area parlano di case distrutte, mobili e cibi sequestrati, pestaggi e anche aborti forzati per contenere la quota di nuovi nati che il governo assegna ad ogni città annualmente.
Lo scorso aprile sempre nel Guangxi, nella contea di Youjiang, 61 donne sono state costrette ad abortire. Due di loro erano al nono mese di gravidanza. Per evitare assalti, il governo ha inviato la polizia a proteggere gli ospedali killer.
Lo scorso settembre, lo studioso universitario Teng Biao e Chen Guangcheng, attivista cieco per i diritti umani, hanno denunciato il governo di Linyi, nello Shandong, perché esso ricorre alla violenza contro le famiglie che hanno figli "illegali". A Gaoping, nell’Hunan, negli ultimi 4 anni, l'ufficio per il controllo delle nascite ha sequestrato 12 bambini nati “fuori quota” per costringere le famiglie a pagare la tassa.
Sempre nell’Hunan, le autorità costringono donne non sposate a check di gravidanza, e a loro arbitrio, tolgono loro il diritto di voto, trattenendo anche i loro introiti.
Attivisti per i diritti umani sono sempre più coscienti che la politica del figlio unico potrebbe essere la base per un incremento di rivolte sociali in Cina, esasperate anche dal fatto che nel Paese ricchi attori, possidenti e imprenditori, non avendo problemi nel pagare la tassa per chi viola la legge, possono avere più figli senza problemi. In tal modo il problema del figlio unico si lega a quello dell’abisso sociale fra ricchi e poveri e a quello della corruzione dei quadri del partito, che usano la politica del figlio unico per intascare tasse e beni.
I primi a temere scontri mortali sono gli stessi impiegati del Ufficio per la pianificazione delle nascite, presi fra due fuochi: le alte autorità che minacciano il licenziamento e la popolazione sempre più scontenta e aggressiva.
La politica del figlio unico, scelta dalla Cina alla fine degli anni ’70, per lanciare l’espansione economica, è quanto di più contrario vi sia alla mentalità cinese, che vede nel rapporto fra generazioni e nel culto degli antenati la base dell’unità familiare.
L’Accademia sociale delle scienze di Pechino ha espresso da tempo i suoi dubbi sul valore della legge sul figlio unico. Ye Tingfang, un membro dell’Accademia, afferma che solo il 35% della popolazione osserva i dettami dello stato.
Seondo Ye la legge va cambiata perché essa crea molti problemi secondari come l’invecchiamento della popolazione, la mancanza di manodopera e lo squilibrio del rapporto fra maschi e femmine.
Un altro membro dell’Accademia, il prof. Zhang Yi, dell'Istituto economico per la popolazione e il lavoro fa notare che la popolazione in Cina invecchia con rapidità maggiore del previsto: nel prossimo futuro ci sarà un aumento dei pensionati e una diminuzione della popolazione attiva il cui lavoro paga le pensioni.
Riducendosi l’urbanizzazione dei contadini, manca sempre più manodopera nelle zone costiere, soggette al boom economico. “All’inizio dice il prof. Ye - si pensava che la nostra enorme popolazione fosse un freno allo sviluppo economico. Ma negli ultimi dieci anni l’esperienza ci ha detto il contrario. Il Giappone, ad esempio, ha pochissime risorse e mostra una delle più alte densità di popolazione al mondo. Eppure è una delle nazioni più ricche e la sua economia è in crescita. Il lavoro è la più importante fonte di ricchezza”.
22/06/2017 08:54