Le riforme europee hanno salvato Erdogan dal bando della Corte costituzionale
Nelle motivazioni della sentenza con la quale a luglio fu respinta la richiesta di sciogliere il partito di governo e di escludere i suoi leader dalla vita politica, la Corte afferma che l’AKP è “punto focale di attività anti-laiche”, ma non è stato sciolto perché promuove le riforme chieste dalla Ue e quelle a favore di donne e minoranze non islamiche.
Ankara (AsiaNews/Agenzie) – Il primo ministro turco Tayyip Erdogan ed il partito, l’AKP, sono coinvolti in attività anti-laiche, ma non hanno subito il bando da parte della Corte costituzionale a causa del loro attività per applicare le riforme dell’Unione europea e per promuovere i diritti delle donne. Lo affermano le motivazioni, pubblicate oggi sulla Gazzetta ufficiale, in base alle quali il massimo organo giurisdizionale turco ha respinto a luglio la richiesta di scioglimento del partito di governo e l’allontanamento dei suoi massimi dirigenti dalla vita politica, che erano stati chiesti dal procuratore generale.
L’accusa era di voler trasformare il Paese da laico a confessionale, introducendovi la legge islamica, il che è contrario al fondamento stesso della Costituzione, voluta dal padre della patria, Kemal Ataturk.
La Corte riconosce che l’AKP è “punto focale di attività anti-laiche” – motivo per il quale lo ha privato del contributo finanziario dello Stato e lo ha ammonito – e che il premier, l’ex presidente del parlamento Bulent Arinc e il ministro dell’educazione Huseyin Celik “sono coinvolti in determinate ed intense attività” contrarie all’articolo della Costituzione che tutela la laicità dello Stato, ma l’aver promosso le riforme volute dalla Ue e quelle in favore delle donne e delle minoranze non musulmane gli ha evitato il bando.
Le affermazioni contenute nella sentenza potrebbero riaprire le polemiche tra difensori della laicità e islamici. Un primo assaggio se ne è avuto con la pubblicazione, mercoledì, delle motivazioni per le quali la stessa Corte bocciò a legge che annullava il divieto di portare il velo islamico nelle università. Il filoislamico Zaman, dando la notizia intitolava sul “governo dei giudici” e affidava ad un esperto di legge costituzionale l’affermazione che “la situazione che sta emergendo è più compatibile con la definizione di ‘giuristosrazia’ (amministrazione dei giudici) che con quella di democrazia”.
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