21/12/2012, 00.00
RUSSIA
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Le proteste "rovinano" la maxi conferenza stampa di Putin

di Nina Achmatova
Nel tradizionale appuntamento con i giornalisti russi e di tutto il mondo, a Mosca, il presidente risponde per la prima volta a domande non concordate. Sono finiti i tempi della reverenza e del consenso: quesiti duri e critici, che mettono in difficoltà il leader. Alcuni reporter osano addirittura il sarcasmo. Commentatori: lo spirito delle proteste ha ormai "contagiato" anche i media.

Mosca (AsiaNews) - Doveva dimostrare di essere in buona salute nonostante le voci sul suo grave mal di schiena. Doveva riaffermare la figura di leader forte e deciso, pronto ad assolvere al suo terzo mandato presidenziale, nonostante le inedite critiche che nell'ultimo anno gli sono piovute addosso da quella parte della società da lui bollata come la "classe creativa". Nient'altro che la sempre più attiva middle class russa. E in effetti, quella di Vladimir Putin, il 20 dicembre, è stata una vera prova di forza, ma in cui - commentano politologi e media - è risultato sconfitto: 4 ore e mezza di conferenza stampa in cui ha risposto a 80 domande da oltre 1200 giornalisti tra russi e stranieri, riuniti nel World Trade Center, a Mosca. Un fiume incontenibile di domande, la maggior parte non concordate col Cremlino, e a cui in più casi Putin è apparso imbarazzato e preso di mira. Con alcuni giornalisti che hanno osato addirittura fare sarcasmo.

I politologi hanno visto un Putin scontato ed evasivo, spesso distante dalla realtà di un Paese che comincia a metterlo in dubbio, abbandonando la tradizionale reverenza che aveva caratterizzato i precedenti appuntamenti con la stampa (in tutto otto, negli ultimi 12 anni). Secondo il sito Lenta.ru, lo "spirito delle proteste di piazza ha contagiato anche i media" e quella del World Trade Center è stata la "conferenza stampa delle domande, più che delle risposte". Giornalisti da ogni angolo della Russia e del mondo si sono dimostrati pronti a incalzare il presidente in modo diretto, senza troppi timori. Quasi assenti gli applausi, relegati invece alle domande più dure. Come quella del Los Angeles Times, che chiedeva cosa fosse successo realmente al giovane avvocato Serghei Magnitsky, morto in carcere nel 2009, e ormai diventato un caso internazionale.
Per alcuni commentatori, la figura dell'uomo forte da cui dipendono le sorti del Paese è ormai incrinata in modo definitivo. Putin ha respinto l'accusa di aver creato un sistema autoritario nei 12 anni di potere, non ha saputo indicare neppure un "grave errore" compiuto, ma non ha saputo rispondere sull'enorme scandalo d corruzione, che ha colpito il ministero della Difesa, portando alle dimissioni del ministro Anatoly Serdiukov, uomo scelto da lui, e ormai diventato simbolo di tutti i mali del Paese. Una giornalista di Vladivostok, ora idolo del web, lo rimprovera per la scelta di questo funzionario e gli chiede come saranno restituiti i soldi rubati ai cittadini. Putin tentenna e intima: "Si sieda Masha", usando il poco rispettoso diminutivo. La donna gli risponde con lo stesso tono: "Grazie Vova"(diminutivo di Vladimir). Nessun giornalista aveva osato appellarsi al capo del Cremlino in modo così sprezzante.

Al termine dell'evento, parlando coi colleghi stranieri, molti giornalisti russi fanno notare che, in questi giorni, a irritare l'opinione pubblica, più delle frodi elettorali del 2011, è la controversa legge "anti-Magnitsy" con cui Mosca si prepara a vietare l'adozione dei bambini russi da parte di coppie americane in risposta a un provvedimento varato da Washington per punire i funzionari russi, implicati in casi di violazioni di diritti umani. Proprio in conferenza stampa, Putin ha dato il suo appoggio all'iniziativa della Duma. "Qui si tratta di una questione che va oltre la politica - dicono i reporter russi - i bambini non si toccano, il potere ha davvero oltrepassato il limite". 

 

 

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