Le proposte di leader cristiani per promuovere la riconciliazione in Sri Lanka
Colombo (AsiaNews) – Cattolici, buddisti e anglicani dello Sri Lanka hanno apprezzato le relazioni della delegazione cattolica, e anche la proposta del vescovo anglicano di Colombo, presentate alla Commissione presidenziale Insegnamento e riconciliazione (Llrc), che si è riunita presso la Kadiragama Lakshman Hall di Colombo il 3 novembre scorso. Oggetto di discussione dell’Llrc è stata, in particolare, la questione dello stato di emergenza delle zone a nord-est dello Sri Lanka, e quale sia la posizione della Chiesa a riguardo.
Tra i membri della delegazione: l'arcivescovo Malcolm Ranjith, che sarà cardinale fra breve; il vescovo di Trincomalee (Batticaloa) Kingsley Swampillai; p. George Sigamony, direttore della Caritas in Sri Lanka; p. Ranjith Madurawela, direttore delle scuole cattoliche dell’arcidiocesi; il procuratore Shamil Perera; e il vescovo Harold Anthony Perera, presidente della Commissione nazionale cattolica per la Giustizia, la pace e lo sviluppo umano.
AsiaNews ha incontrato p. George Sigamony, che ha spiegato le proposte presentate dal card. Ranjith alla Commissione: “L'arcivescovo ha sottolineato come per fondare una cultura di pace – un altro aspetto della costruzione dell’armonia – sia necessario promuovere l’insegnamento trilingue nelle scuole, primo passo verso il sostegno della tolleranza tra individuo e comunità. Fino a quando i bambini non saranno educati in tutte e tre le lingue, non sarà facile per noi trovare una soluzione efficace al problema etnico in Sri Lanka. Inoltre ha messo in evidenza l’importanza dell’attuazione di una politica linguistica, in particolare nel sistema scolastico, nei nuovi insediamenti a nord-est dello Sri Lanka. La Chiesa cattolica come parte integrante di questa nazione deve occuparsi in maniera seria della pace e del benessere del Paese. I problemi dello Sri Lanka devono essere osservati con l’intenzione di offrire soluzioni secondo la visione e la direzione indicata dalla fede”.
Il discorso di mons. Swamipillai era focalizzato sulla promozione della cultura dei diritti umani, sottolineando alcuni casi particolari: i dispersi e le persone scomparse; il rilascio dei detenuti; il problema delle famiglie che vogliono visitare i loro cari in carcere o nei campi; il rilascio dei certificati di morte per le persone decedute in tempo di guerra; l’indennizzo per la perdita di vite umane e per le loro proprietà.
P. Sigamony ha parlato di “ritorno alla normalità” nel nord-est dello Sri Lanka: ricordando la situazione in cui versano i pescatori, e l’urgenza di favorire il reinsediamento dei rifugiati fornendo terre, alloggi e mezzi di sussistenza adeguati.
Il presidente Mahinda Rajapaksa ha fondato la commissione Insediamento e riconciliazione (Llrc) a maggio di quest’anno, per indagare sul fallimento del processo di pace mediato nel 2002 dalla Norvegia. Per 25 anni, il governo dello Sri Lanka ha combattuto contro l'esercito delle Tigri di liberazione del Tamil Eelam (Ltte), in un conflitto che ha mietuto quasi 700mila vittime, sia di etnia singalese che tamil.