Le promesse di Obama non sono l’unica soluzione ai problemi dell’Egitto
Il Cairo (AsiaNews) – “Il sostegno economico promesso da Obama è concreto, ma non può essere l’unica soluzione ai problemi dell’Egitto”. È quanto afferma ad AsiaNews p. Henry Boulad, sacerdote gesuita e direttore del Collego della Sacra Famiglia di Daher (Cairo), all’indomani del discorso del presidente Usa Barack Obama sul Medio oriente. In esso egli promette aiuti e investimenti ai Paesi della regione che abbracciano la democrazia.
Secondo il p. Boulad, il Paese è precipitato in una spaventosa crisi economica dopo la caduta di Mubarak. “Centinaia di fabbriche hanno chiuso – afferma - alberghi e residence sono vuoti per la mancanza di turisti e fra pochi mesi lo Stato non avrà più denaro per pagare gli stipendi ai dipendenti”. Ieri, Obama ha promesso 2 miliardi di dollari Usa in cancellazione del debito e garanzie di prestito. Ma gli aiuti economici, anche quelli americani, non sono tutto.
Per il sacerdote il problema più grave è il conflitto interreligioso fra cristiani copti e musulmani. Ieri a Ain Shams (quartiere a sud est del Cairo), centinaia di estremisti islamici hanno assaltato una chiesa copta riaperta di recente dal Consiglio supremo dei militari. Oggi, la comunità copta ha organizzato una nuova manifestazione davanti alla sede della tv egiziana, per chiedere maggiore sicurezza e il rispetto dei propri diritti.
“Queste aggressioni non sono spontanee – afferma p. Boulad – ma sono fomentate dagli uomini del regime di Mubarak, che mirano a creare tensione per screditare la rivoluzione dei gelsomini”.
Secondo il gesuita, l’Occidente deve sostenere una nuova cultura dei diritti umani fra la popolazione e sviluppare un piano di aiuti analizzando la situazione da un punto di vista macro-economico, che tenga conto di tutte le componenti culturali e sociali del Paese. (S.C.)