12/03/2008, 00.00
CINA
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Le opere olimpiche costruite con “il sangue” degli operai migranti

Human Rigths Watch ha intervistato operi migranti che hanno costruito la “nuova” Pechino. Emerge un quadro di sfruttamento diffuso e privo di rimedi. Per la tutela dei migranti, il governo cinese è considerato “tutto chiacchiere e niente fatti” e il Cio è invitato a dire cosa ha fatto.

Pechino (AsiaNews/Hrw) – Le grandiose opere olimpiche e il nuovo volto urbanistico di Pechino sono opera di un esercito di operai migranti sfruttati dalle imprese, “lavorando in condizioni di pericolo senza assistenza sanitaria e antinfortunistica e spesso non pagati”. Human Rights Watch denuncia oggi, nel rapporto “Un anno del mio sangue”, una “ordinaria” storia di sfruttamento, nel disinteresse del governo e del Comitato olimpico internazionale (Cio).

Alle opere hanno partecipato circa un milione di operai migranti, il 90% della forza lavoro impiegata. Lo studio ha raccolto numerose loro testimonianze. Ne emerge una situazione desolante: lavorano senza contratto, anche per 16 ore al giorno, per paghe inferiori al minimo legale, senza ferie né riposo settimanale. Un migrante dice che per le “normali” 10-16 ore di lavoro, per 360 giorni l’anno, ha ricevuto 60 yuan (8 dollari) al giorno, ma la paga minima per legge è di 75 yuan per 10 ore e 136 per 16 ore di lavoro quotidiano.

Almeno la metà di loro dice che la ditta ha sempre ritardato i pagamenti anche per mesi, e molti sono stati pagati molto meno degli accordi, o per nulla. Per i migranti è, poi, difficile chiedere giustizia, perché non hanno contratto e non sono registrati come residenti a Pechino. Per la stessa ragione non hanno nemmeno assistenza sanitaria. Per dormire, molti sono stati sistemati dal padrone in stanzoni senza riscaldamento né elettricità né acqua potabile, o in tende nel cantiere.

Sophie Richardson, responsabile per l’Asia di Hrw, denuncia l’assenza di controlli pubblici e dice che per i diritti dei lavoratori migranti “il governo cinese è tutto chiacchiere e niente fatti”. Hrw ricorda poi che il Cio ha il compito di sorvegliare le condizioni di lavoro nelle opere olimpiche e lo invita a dire cosa ha accertato. Anche considerato che Pechino ha prima negato e poi a gennaio ha ammesso 6 infortuni mortali per queste opere. Se il Cio “davvero tutela i fondamentali principi etici – dice Richardson – allora deve assicurare che chi costruisce le strutture per le Olimpiadi sia trattato in modo equo e conforme alla legge cinese e agli standard internazionali”.

Il portavoce del ministro cinese degli Esteri, Qin Gang, ha risposto, in conferenza stampa, che Hrw “ha problemi di vista ma non vuole mettere gli occhiali”. Nessun commento sulle molte accuse.

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