Le molte non-verità sul crollo in Sichuan di un dormitorio su 300 studenti
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Costruiremo scuole e ospedali “più robusti, più sani e più sicuri”, è la promessa del premier cinese Wen Jiabao in visita oggi in zone terremotate. Ma intanto non risulta che lo Stato cerchi davvero la verità sulle scuole crollate su migliaia di studenti.
Nella scuola secondaria di Muyu, nella montagnosa contea di Qingchuan, un dormitorio di tre piani è crollato seppellendo gli studenti durante il sonnellino pomeridiano. I genitori, che dal 12 maggio vengono qui ogni giorno a ricordare i figli, protestano che l’edificio aveva solo due uscite e una era chiusa al momento del sisma e che l’edificio – una ex fabbrica costruita da circa 40 anni - non era antisismico: fatto di mattoni e pannelli prefabbricati, senza pilastri di cemento armato, è crollato su stesso. Ma il 9 giugno una lettera del Comando centrale di Qinchuan per il terremoto ha annunciato che le indagini sono terminate, che “il dormitorio non era pericoloso” e che “entrambe le porte erano aperte al momento del terremoto”.
Peccato che fonti locali raccontino che la porta principale era chiusa, che lo studente Hou Bin (che ora pare introvabile) è corso ad aprirla e che già 40-50 persone erano là davanti senza poter uscire, che la ressa ha impedito a molti di uscire nel breve tempo prima del crollo. Peccato che Tang Shufa abbia trovato tra le macerie, mentre cercava inutilmente il figlio di 14 anni, un documento ufficiale con data 24 febbraio 2006 che spiega che l’edificio non era sicuro e doveva essere demolito. Ma la scuola – prosegue il documento – “ha debiti per un milione di yuan e non può proprio pagare il costo di una ricostruzione”. Anche se ora un gruppo di indagine ha detto che il dormitorio non è compreso tra gli edifici indicati come pericolanti in questo rapporto.
Li Haosheng, segretario del Partito comunista della contea, si rifiuta di ricevere i genitori, che sono andati almeno 10 volte in gruppo fuori dei suoi uffici. Ora il Pc offre ai genitori oltre 10mila yuan (1.000 euro) per ogni figlio morto e li invita a desistere dal fare petizioni alle autorità superiori.
“Non vogliamo denaro, ma giustizia. Vogliamo risposte”, insiste Tang. “Io mi sono diplomato a questa scuola nel 1989 e già allora le mura di mattoni erano deteriorate”.
Dopo oltre un mese nemmeno è certo il numero delle vittime: le autorità parlano di 287 studenti, ma i genitori parlano di almeno 300. C’è ancora incertezza sull’esatto numero dei dispersi, che oggi nei dati ufficiali sono cresciuti a 18.522, 1.125 più di ieri, dopo che parenti angosciati hanno denunciato la scomparsa dei loro cari, lavoratori migranti nella zona del sisma.
Oggi un rapporto ufficiale del Pc indica che la lotta alla corruzione è essenziale per la sopravvivenza stessa del Partito e annuncia più stretti controlli specie sui funzionari locali. Intanto i genitori di Muyu parlano di corruzione: dal 1996 era stata loro promessa una nuova scuola e si chiedono dove siano finiti i fondi stanziati. Chiedono che parta da qui la nuova lotta alla corruzione.