20/06/2024, 08.49
RUSSIA
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Le lettere ai prigionieri di coscienza russi

di Vladimir Rozanskij

La 29enne Anastasia ha rilanciato una forma di protesta e di sostegno molto in voga negli anni dell'Unione Sovietica. "Scrivo a tutti per principio, voglio convincere sempre più persone a farlo". Sono ormai oltre un migliaio i condannati per articoli di resistenza alla guerra dall’inizio del 2022.

Mosca (AsiaNews) - Con le continue repressioni verso gli oppositori e gli “agenti stranieri” la Russia torna ai sistemi del passato totalitario sovietico, e con esso ritornano alcune forme di protesta e di sostegno molto in voga negli anni Sessanta-Settanta del secolo scorso, come l’invio di lettere ai prigionieri di coscienza. Un esempio molto commovente è stato raccontato da Currentime, quello della 29enne Anastasia, che in questo modo ha voluto reagire anche all’orrore dell’invasione dell’Ucraina e della guerra senza fine.

A marzo 2022 Anastasia ha divorziato dal marito che sosteneva l’operazione militare, e in seguito ha anche perso il lavoro a causa delle sue convinzioni. Non volendo abbandonare la Russia, ella ha cercato motivi per non sentirsi del tutto inutile ed emarginata, e ha cominciato a scrivere lettere “vecchio stile” su carta a coloro che venivano condannati per le loro convinzioni pacifiste e contrarie alle decisioni del Cremlino.

Come racconta ai giornalisti, “io scrivo a tutti per principio, non sto a scegliere chi è meglio o peggio, non sto a guardare nel dettaglio le loro storie giudiziarie e non so esattamente che cosa hanno fatto, mi limito a scrivere… Ho paura di discriminare qualcuno, non mi importa se sono dentro per fake news o per terrorismo”. Anastasia spiega che la guerra ha cambiato completamente la sua vita.

“Prima del 2022 non mi ritenevo adatta a nulla, vivevo senza interessi, ho cercato anche di andare dallo psicologo per capire che cosa volevo dall’esistenza”, racconta la giovane. Oggi Nastja lavora in una fondazione umanitaria, e partecipa alle iniziative in cui gli attivisti raccolgono tutti quelli che desiderano scrivere ai prigionieri politici, o aiutarli nelle necessità materiali. Nel suo appartamento in periferia di Mosca conserva i libri degli assassinati Anna Politkovskaja e Boris Nemtsov, ricordando di aver conosciuto gli attivisti proprio al memoriale del politico ucciso dai sicari ceceni accanto al Cremlino nel 2015.

Lei e gli altri membri del gruppo inviano anche ai prigionieri molti pacchi di prodotti alimentari, soprattutto a quelli che vengono rinchiusi nelle celle d’isolamento. Racconta che “per consegnare le lettere bisogna andare alla prigione di Lefortovo molto presto al mattino, devo anche portare mio figlio a scuola e poi cercare di arrivare in tempo per la fila”, e oggi mantiene una corrispondenza con circa 300 detenuti, compreso l’oppositore Vladimir Kara-Murza, che le ha risposto fin dalla prima lettera.

Al principale dissidente dopo la morte di Naval’nyj, Anastasia ha chiesto anche consigli sulla sua vita sentimentale, “lo ritengo un punto di riferimento morale, e lui mi ha molto confortato”. Oltre alle lettere e ai generi alimentari, due volte al mese lei manda ai detenuti dei cruciverba e sudoku per l’intrattenimento, ritenendo che qualunque forma di attenzione aiuti le persone a non sentirsi abbandonate da tutti in condizioni così difficili.

Anastasia conclude il suo racconto affermando che “ora so perché vivo, voglio fare sempre di più, voglio mandare più pacchi e più lettere e convincere tante persone a farlo”, incurante di ogni forma di censura e delle tante decine di leggi che limitano ogni forma di libera espressione e di intervento contrario alla guerra. Secondo varie statistiche, sono ormai oltre un migliaio i condannati per articoli di resistenza alla guerra dall’inizio del 2022.

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