Le elezioni giapponesi viste da Delhi: timori per il tramonto dell’egemonia Usa in Asia
New Delhi (AsiaNews) - In un saggio scritto prima delle elezioni, l’ormai vittorioso capo del Dpj (Democratic Party of Japan) Yukio Hatoyama ha affermato: “L’era della globalizzazione guidata dagli Usa sta per finire”. Questa probabilità è vista in India con interesse poiché essa ambisce avere un ruolo importante nell’arena globale.
In un articolo del The Times of India, Nayan Chanda ha affrontato l’argomento, che riflette un modo di sentire comune tra i Paesi asiatici e perciò merita di essere preso in considerazione. Insinuare l’idea che l’influenza americana è in diminuzione - soprattutto in un Paese, come il Giappone, considerato una “portaerei americana galleggiante” - causa preoccupazione in India, angustiata per l’ascesa della Cina.
Prendendo spunto dall’articolo di Chanda, vale la pena vedere le cose nel proprio contesto. Le affermazioni di Hatoyama estratte da un saggio molto più ampio, sembrano casuali e scritte per piacere a una audience familiare alla vigilia delle elezione. È improbabile vedere in questo la base di un drastico cambiamento di direzione. Alcuni discutibili problemi nelle relazioni Usa-Giappone verranno senz’altro affrontate, forse anche in modo molto più drastico di come venivano affrontate dal precedente governo del Ldp (Liberal Democratic Party). Con il bilancio ed il deficit fiscale giapponese che sale a livelli stratosferici non bisogna meravigliarsi che ci si domanderà, ad esempio, perché il Giappone debba pagare il 90% del costo delle truppe americane stazionate sul suo territorio.
Non vi è dubbio poi che cambieranno lo stile ed il tono delle relazioni bilaterali fra Giappone e Cina, se non altro per le incombenti ragioni economiche. La Cina continuerà ad essere il più grande partner commerciale del Giappone, dimostrandosi un componente chiave della futura prosperità di Tokyo, più di quanto gli Usa abbiano dimostrato.
Per l’interesse dei commercianti indiani va pure notato che tra i primi 10 Paesi che commerciano con la Cina, sette sono asiatici, ma l’India non è tra questi.
Nell’interesse di migliorare i legami con Pechino, ci si può aspettare che Tokyo, silenziosamente metterà da parte “l’Alleanza delle democrazie” sponsorizzata dagli Usa, che comprende pure l’India e l’Australia. Ma il Giappone rimane pur sempre una nazione profondamente conservatrice e preoccupata dalla potenza e dall’ambizione cinese, che si manifesta con regolarità in controversie militari e dispute territoriali.
Queste sono solo speculazioni, ma l’India deve tener presente ogni possibile scenario ed essere pronta per ogni evenienza. Rimane il fatto che il Giappone, Paese noto per i suoi frequenti terremoti, ha sperimentato il suo primo terremoto politico dopo mezzo secolo di stabilità. Washington dovrebbe essere in ansia, e i vicini del Giappone dovrebbero essere perplessi. Gli osservatori indiani rimangono nervosi in attesa di vedere le prime mosse del nuovo governo giapponese.