Le elezioni a Taiwan invidiate dai cinesi
di Paul Hong
Si prospetta un testa a testa fra Ma Ying-jeou e Tsai Ing-wen, la prima donna a candidarsi come presidente. L'incognita di James Soong rischia di far perdere Ma. I cinesi della Repubblica popolare guardano con interesse i dibattiti alla tivu taiwanese e le critiche degli abitanti ai loro politici. Ammirazione per la democrazia dell’isola.
Taipei (AsiaNews) – Almeno 18 milioni di taiwanesi si sono recati oggi ai seggi per le elezioni presidenziali. Ma vi sono molti milioni di cinesi che non si recano a votare, e diversi fra loro guardano con invidia la democrazia goduta dagli abitanti sull’isola da tanti decenni: sono i cinesi della Cina popolare.
L’attuale presidente, Ma Ying-jeou, del Kuomintang (Kmt), cerca la rielezione, basata sul successo da lui avuto nell’appianare i rapporti con Pechino, aprendo l’isola e il continente agli investimenti reciproci, con contatti aerei, navali e postali quotidiani. É applaudito soprattutto dai grandi imprenditori taiwanesi che commerciano con la Cina ed è il candidato preferito da Pechino.
La sfidante, Tsai Ing-wen, laureata alla London School of Economics, è la prima donna a concorrere alla presidenza. La sua militanza nel Dpp (Partito democratico progressista) la rende più vicina agli operai e agli agricoltori taiwanesi, e difende l’autonomia dell’isola di fronte a quella che appare a molti come una dipendenza economica dal gigantesco vicino.
Fra i candidati vi è anche James Soong, ex Kmt, che rischia di sottrarre voti a Ma. Le inchieste prima del voto mostrano un testa a testa fra Ma e Tsai, mentre l’incognita Soong fa temere una sconfitta per l’attuale presidente.
Al di là di ogni risultato, le elezioni a Taiwan sono un successo soprattutto perché mostrano che la democrazia – simile a quella occidentale - è possibile nel mondo cinese. La leadership di Pechino continua da anni a predicare la necessità di riforme politiche, ma si premura subito a precisare che per la Cina è esclusa una democrazia di tipo occidentale. Ma finora essi non hanno attuato alcun altro tipo di democrazia, né alcuna riforma politica.
I commenti dei cinesi della Repubblica popolare riportati in molti blog, mostrano invidia per la libertà dei taiwanesi. Uno di loro scrive: “Ho 24 anni. Prima che muoia potrò votare per scegliere il leader del mio Paese?”.
E un altro: “Quando ero giovane, ho sognato di riportare Taiwan dentro la Cina. Ma ora vorrei che la Cina venga ‘riportata’ a Taiwan”.
Un altro blogger pubblicizza il fatto che i taiwanesi – pur essendo Taiwan riconosciuta solo da 23 Paesi – posseggono tutti il passaporto e possono viaggiar liberamente in almeno 124 Paesi.
Anche i cinesi che vanno in visita a Taiwan mostrano interesse verso la sua democrazia. Si è scoperto che il milione e passa di turisti della Repubblica popolare vedono con gusto i dibattiti parlamentari alla televisione e le critiche della gente verso i loro politici.
L’attuale presidente, Ma Ying-jeou, del Kuomintang (Kmt), cerca la rielezione, basata sul successo da lui avuto nell’appianare i rapporti con Pechino, aprendo l’isola e il continente agli investimenti reciproci, con contatti aerei, navali e postali quotidiani. É applaudito soprattutto dai grandi imprenditori taiwanesi che commerciano con la Cina ed è il candidato preferito da Pechino.
La sfidante, Tsai Ing-wen, laureata alla London School of Economics, è la prima donna a concorrere alla presidenza. La sua militanza nel Dpp (Partito democratico progressista) la rende più vicina agli operai e agli agricoltori taiwanesi, e difende l’autonomia dell’isola di fronte a quella che appare a molti come una dipendenza economica dal gigantesco vicino.
Fra i candidati vi è anche James Soong, ex Kmt, che rischia di sottrarre voti a Ma. Le inchieste prima del voto mostrano un testa a testa fra Ma e Tsai, mentre l’incognita Soong fa temere una sconfitta per l’attuale presidente.
Al di là di ogni risultato, le elezioni a Taiwan sono un successo soprattutto perché mostrano che la democrazia – simile a quella occidentale - è possibile nel mondo cinese. La leadership di Pechino continua da anni a predicare la necessità di riforme politiche, ma si premura subito a precisare che per la Cina è esclusa una democrazia di tipo occidentale. Ma finora essi non hanno attuato alcun altro tipo di democrazia, né alcuna riforma politica.
I commenti dei cinesi della Repubblica popolare riportati in molti blog, mostrano invidia per la libertà dei taiwanesi. Uno di loro scrive: “Ho 24 anni. Prima che muoia potrò votare per scegliere il leader del mio Paese?”.
E un altro: “Quando ero giovane, ho sognato di riportare Taiwan dentro la Cina. Ma ora vorrei che la Cina venga ‘riportata’ a Taiwan”.
Un altro blogger pubblicizza il fatto che i taiwanesi – pur essendo Taiwan riconosciuta solo da 23 Paesi – posseggono tutti il passaporto e possono viaggiar liberamente in almeno 124 Paesi.
Anche i cinesi che vanno in visita a Taiwan mostrano interesse verso la sua democrazia. Si è scoperto che il milione e passa di turisti della Repubblica popolare vedono con gusto i dibattiti parlamentari alla televisione e le critiche della gente verso i loro politici.
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14/01/2012
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