Le dighe sul Mekong: a rischio fonti d’acqua e di cibo per milioni di persone
Ha Noi (AsiaNews) – Si è svolto il 22 marzo ad Hanoi il 1° incontro sulla “Sicurezza dell’acqua potabile” del Consiglio di sicurezza per la cooperazione nell’Asia-Pacifico (Cscap). Hanno partecipato esperti e delegati di vari Paesi, quali Cambogia, Thailandia, Corea del Sud, Giappone, India, Stati Uniti, Russia, Laos e Australia.
Da anni sono discusse le conseguenze delle dighe idroelettriche realizzate e progettate sul fiume Mekong, fonte di pesce ed acqua e via di trasporto per milioni di persone (vedi AsiaNews 20.10.2010, Moratoria per le dighe sul Mekong: distruggono ambiente e popolazione). Nel basso Mekong, che attraversa Thailandia, Laos e Cambogia, ci sono progetti per 12 dighe idroelettriche. Il governo cambogiano ne ha in programma una nel distretto Sambor, provincia Kratie, e un’altra nella provincia Strong Treng, vicino al confine laotiano. La Cambogia vuole elettricità per il consumo interno ma anche per venderla ai ricchi Paesi vicini.
Ma uno studio della Commissione per il fiume Mekong (Cfm) pubblicato a febbraio ammonisce che le dighe possono causare una minor pesca di 300mila tonnellate annue, con gravi conseguenze per oltre un milione di persone, soprattutto in Cambogia, che vivono di pesca. Il consiglio è di rinviare i progetti di 10 anni per studiarne meglio le conseguenze.
Eric Baran, studioso presso il Centro mondiale per il pesce a Phnom Penh ammonisce che può essere in pericolo l’intero programma di sicurezza alimentare della Cambogia.
Ame Tandem del gruppo “International Rivers” ha invece chiesto di fermare la costruzione di nuove dighe, che cambiano il normale corso del fiume e impediscono le migrazioni di importanti specie di pesci. Ha osservato che i maggiori profitti previsti per la produzione di elettricità non andranno a beneficiare i molti residenti che vedranno distrutto il loro tenore di vita.
Le dighe rischiano anche di diminuire in modo grave la portata d’acqua che arriva in Vietnam. Soprattutto preoccupano le molte dighe costruite e progettate in Cina, dove il fiume nasce e scorre per un lungo tratto. Seung Ho Lee, membro coreano del Cscap, ha notato che l’assenza di Cina e Myanamr nella Cfm rende più difficile qualsiasi intervento.
La Cina è spesso accusata di non essere “trasparente” nelle informazioni sulle proprie dighe, nonostante il diritto internazionale affermi l’obbligo di dare piena informazione sui lavori a monte di un fiume, se i Paesi a valle ne possono subire conseguenze. Per questo Suchit, capo della delegazione thailandese, ha proposto di sottoporre tali questioni all’Associazione dei Paesi del Sudest asiatico Asean, per fare pressione su Cina e Myanmar.
Anche per controbilanciare lo strapotere cinese, al problema è stata interessata la Segretaria di Stato Usa Hillary Clinton, che si è detta d’accordo su una sospensione delle nuove opere per meglio studiarne le conseguenze.