16/09/2013, 00.00
LIBANO - ROMANIA
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Le campane di Beit Chébab risuonano a Bucarest

di Fady Noun
Il patriarca Rai ha consacrato ieri l'altare della nuova chiesa dedicata a san Charbel nella capitale romena. Presenti rappresentanti ortodossi e musulmani. La Chiesa sarà a servizio dei cattolici orientali di Romania e Bulgaria. Domani il patriarca sarà a Roma per preparare la visita ad limina dei vescovi maroniti.

Bucarest (AsiaNews) - Una nuova chiesa di san Charbel, quella a Bucarest, si è aggiunta a tutta la serie di edifici sacri dedicati al monaco di Annaya, icona della dedizione totale, divenuto dopo la morte uno dei più gradi taumaturghi della Chiesa universale.

Bianca, pulita, spaziosa, la chiesa è stata dedicata ieri dal patriarca maronita Bechara Rai, grazie agli sforzi della piccola comunità libanese installatasi in Romania dopo la caduta di Ceausescu.

Assieme ai libanesi, integratesi in modo perfetto nel Paese, vi sono altri cristiani orientali: soprattutto irakeni, e poi siriani, giordani, qualche armeno. Tutti hanno partecipato alla cerimonia, dato che la chiesa servirà da punto di raccolta di tutti i cattolici orientali in Romania e Bulgaria.

Almeno 500 persone si sono ritrovate all'interno della chiesa, coi muri dipinti di fresco e i banchi di legno chiaro per assistere alla cerimonia della consacrazione. L'edificio è stato costruito grazie alle offerte dei fedeli, dall'obolo della vedova e dai doni dei più facoltosi. Fra questi ultimi vi è Sarkis Sarkis, imprenditore il cui gruppo agroalimentare è il numero due dell'economia rumena. Da ieri nel cielo di Bucarest risuonano due campane, giunte da Beit Chébab, il villaggio libanese dove esiste ancora un artigianato tradizionale per fondere le campane.

Attorno all'altare, insieme al patriarca Rai, vi erano quattro vescovi libanesi, l'arcivescovo di Bucarest, mons. Ioan Robu, il nunzio apostolico in Romania.

Fra gli ospiti, in prima fila, Rana Moqaddam, ambasciatrice del Libano, il Mufti della Romania, un rappresentante della Chiesa ortodossa, ambasciatori arabi e di altre nazioni, amici del Libano... e, buon segno, molte famiglie con figli.

Il modello libanese

Prima di consacrare l'altare - in legno di cedro - e ungerlo di olio santo ai quattro angoli, il patriarca ha pronunciato la sua omelia. Dopo una serie di ringraziamenti, egli ha sviluppato temi a lui cari: il pluralismo in Libano, come modello di separazione fra religione e Stato e allo stesso tempo, pieno di rispetto delle diversità religiose. Il card. Rai ha anche messo in luce i problemi del mondo arabo in ricerca, che rischia di affondare nel fondamentalismo. E ha citato i problemi del Libano, con una classe politica che diviene sempre più sorda alla ragione, ribadendo che è importante facilitare la formazione di un governo [mancante da 6 mesi-ndr] che tenga conto dell'eccezionalità dell'esperimento libanese.

Il patriarca ha anche insistito sulla necessità di una soluzione politica alla crisi siriana, come vuole anche la Chiesa cattolica universale.  "Il papa - ha detto il card. Rai - ha modificato il corso della crisi, lanciando l'appello per la giornata di preghiera e digiuno".

Il capo della Chiesa maronita ha espresso queste idee anche davanti al ministro degli esteri rumeno, al presidente del Senato, al vice-presidente della Camera e al patriarca ortodosso Daniel, invitandolo ad andare in visita in Libano.

Con parole semplici e il cuore pesante per tutte le aspirazioni non soddisfatte del suo popolo e della sua patria, causate da una crisi politica interminabile,  il patriarca ha anche mostrato i problemi del mondo arabo, in preda alle scosse di una primavera carica di violenza.

"Oggi più che mai - ha spiegato . il mondo arabo ha bisogno dei suoi cristiani per illuminare la strada e giungere a quanto di meglio vi è nella modernità, rifiutando il negativo".

Domani il patriarca sarà a Roma per alcune riunioni preparatorie alla visita ad limina e a papa Francesco che tutti i vescovi maroniti compiranno il 25 settembre prossimo.

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