Le acrobazie religiose di Erdogan: la chiesa del concilio di Nicea torna ad esser moschea
di NAT da Polis
La chiesa di Aghia Sofia a Nicea (Izmit), in cui si tenne il Concilio del 787, era usata come museo. Una discussa decisione della Direzione generale degli Affari religiosi la trasforma in luogo di culto musulmano. Erdogan accontenta i settori islamici della società.
Istanbul (AsiaNews) - Lo spettro di Aghia Sofia continua a tormentare il mondo islamico della Turchia di Tayyp Erdogan. Non si tratta però della più famosa chiesa simbolo di Costantinopoli, ma di un'altra chiesa, quella di Aghia Sofia di Nicea ( attualmente Izmit), ancora più antica di quella di Costantinopoli, in quanto costruita nel IV secolo. Questa è passata nella storia in quanto nel 787 d.c., ha ospitato per l’ultima volta la cristianità unita per discutere della questione iconoclasta, in un sinodo veramente ecumenico, prima del fatidico scisma del 1024.
Questa chiesa cristiana, dunque, l’Aghia Sofia di Nicea (Izmit), trasformata in moschea da Orhan Gazi a capo degli ottomani nel 1331, e poi passata a museo nel 1920, è ritornata di nuovo a essere una moschea pochi giorni fa.
E’ bastato questo gesto della Direzione generale per gli Affari religiosi diretta da Mehmet Gormez, nominato da Erdogan in sostituzione di Ali Bardakoglu, l’uomo della visita di papa Benedetto XVI in Turchia, andato ormai in pensione, per suscitare varie considerazioni all’interno della Turchia ed all’estero, in un periodo in cui si da’ molta importanza ed enfasi alle libertà religiose. E va pure notato che questa decisione della Direzione per gli Affari religiosi, presa in accordo con la Direzione generale delle Fondazioni religiose, alla quale appartiene la chiesa di Aghia Sofia di Izmit, è in pieno contrasto con le decisioni del ministero della Cultura di Ankara , che prevedevano la concessione del permesso di celebrare funzioni religiose in tutti i monumenti della cristianità dichiarati musei.
Lo stesso presidente della Repubblica tedesca Christian Wulf, nella sua recente visita in Turchia, è stato latore di un’istanza con la quale si chiedeva di permettere di celebrare una messa nella chiesa di San Paolo a Tarso, istanza quest’ ultima soddisfatta dalle autorità turche. Lo stesso patriarca ecumenico Bartolomeo I, il 26 dicembre del 2000 ha celebrato nella stessa chiesa di Aghia Sofia di Izmit una messa in occasione dell’anniversario del secondo millennio della nascita di nostro Signore, in quanto la chiesa di Aghia Sofia di Izmit rientrava, secondo la direttiva del ministero della Cultura di Ankara, fra i monumenti cristiani annoverati tra i musei .
La decisione di Erdogan suscita perplessità, ma porta anche a galla il fatto che in Turchia esistono diverse anime e serpeggiano latenti contrasti all’interno della società turca. Come si sa negli ultimi tempi la politica di Erdogan è stata caratterizzata, soprattutto dopo le elezioni del 2007, da una riapertura nei confronti delle minoranze religiose, non musulmane. E' grazie a queste riaperture che le comunità religiose hanno ripreso a respirare. Va menzionato a proposito il recente decreto legge che prevede la restituzione delle proprietà, illegalmente confiscate nel passato, alle fondazioni religiose; e anche la concessione del permesso di celebrare funzioni religiose nei monumenti cristiani dichiarati musei. La più emblematica è stata la celebrazione della messa officiata nel 2010 dal patriarca ecumenico Bartolomeo nello storico Monastero della Madonna di Sumela sul Mar Nero; la prima dopo 80 anni .
Queste iniziative di Erdogan non sono mai ben accette ai settori di estrazione islamico-nazionalista che trovano adepti non solo nel partito dei nazionalisti Mhp di Bahceli (che ha raccolto circa il 14% alle ultime elezioni), ma serpeggiano anche nel partito di governo Akp, sotto l’ala del vice presidente Bulent Arinc, forse l’uomo politico più di spicco nella corrente del conformismo islamico religioso presente nel partito di governo. Arinc ha dichiarato durante l'inaugurazione dell’altro ieri: “Con questo atto abbiamo riacquistato i favori dei nostri antenati. La chiesa di Aghia Sofia di Izmit è frutto di conquista e come tale, come si usava allora, costituisce diritto. Una chiesa può essere trasformata in moschea. Ambedue sono luoghi di preghiera verso Dio”. E ha concluso Bulent Arinc: “Quante nostre moschee sono state trasformate in chiese?”.
Forti le reazioni negative nel mondo intellettuale turco tra cui spicca quella del prof. Selcuk Mulayim dell’Università di Marmara, il quale ha dichiarato che la chiesa di Aghia Sofia di Izmit ha avuto un ruolo importante nella storia cristiana e come tale va considerata alla pari di Santa Sofia di Costantinopoli: un museo.
Ambienti diplomatici di Istanbul commentano che Erdogan, facendo un uso simbolico e strumentale del nome di Aghia Sofia, ha cercato di accontentare certi settori del suo partito, e non solo. Acconsentendo alla trasformazione della chiesa di Aghia Sofia di Nicea (Izmit) in moschea, ha calcolato che certe concessioni “mirate” allungano la sua permanenza al potere.
Questa chiesa cristiana, dunque, l’Aghia Sofia di Nicea (Izmit), trasformata in moschea da Orhan Gazi a capo degli ottomani nel 1331, e poi passata a museo nel 1920, è ritornata di nuovo a essere una moschea pochi giorni fa.
E’ bastato questo gesto della Direzione generale per gli Affari religiosi diretta da Mehmet Gormez, nominato da Erdogan in sostituzione di Ali Bardakoglu, l’uomo della visita di papa Benedetto XVI in Turchia, andato ormai in pensione, per suscitare varie considerazioni all’interno della Turchia ed all’estero, in un periodo in cui si da’ molta importanza ed enfasi alle libertà religiose. E va pure notato che questa decisione della Direzione per gli Affari religiosi, presa in accordo con la Direzione generale delle Fondazioni religiose, alla quale appartiene la chiesa di Aghia Sofia di Izmit, è in pieno contrasto con le decisioni del ministero della Cultura di Ankara , che prevedevano la concessione del permesso di celebrare funzioni religiose in tutti i monumenti della cristianità dichiarati musei.
Lo stesso presidente della Repubblica tedesca Christian Wulf, nella sua recente visita in Turchia, è stato latore di un’istanza con la quale si chiedeva di permettere di celebrare una messa nella chiesa di San Paolo a Tarso, istanza quest’ ultima soddisfatta dalle autorità turche. Lo stesso patriarca ecumenico Bartolomeo I, il 26 dicembre del 2000 ha celebrato nella stessa chiesa di Aghia Sofia di Izmit una messa in occasione dell’anniversario del secondo millennio della nascita di nostro Signore, in quanto la chiesa di Aghia Sofia di Izmit rientrava, secondo la direttiva del ministero della Cultura di Ankara, fra i monumenti cristiani annoverati tra i musei .
La decisione di Erdogan suscita perplessità, ma porta anche a galla il fatto che in Turchia esistono diverse anime e serpeggiano latenti contrasti all’interno della società turca. Come si sa negli ultimi tempi la politica di Erdogan è stata caratterizzata, soprattutto dopo le elezioni del 2007, da una riapertura nei confronti delle minoranze religiose, non musulmane. E' grazie a queste riaperture che le comunità religiose hanno ripreso a respirare. Va menzionato a proposito il recente decreto legge che prevede la restituzione delle proprietà, illegalmente confiscate nel passato, alle fondazioni religiose; e anche la concessione del permesso di celebrare funzioni religiose nei monumenti cristiani dichiarati musei. La più emblematica è stata la celebrazione della messa officiata nel 2010 dal patriarca ecumenico Bartolomeo nello storico Monastero della Madonna di Sumela sul Mar Nero; la prima dopo 80 anni .
Queste iniziative di Erdogan non sono mai ben accette ai settori di estrazione islamico-nazionalista che trovano adepti non solo nel partito dei nazionalisti Mhp di Bahceli (che ha raccolto circa il 14% alle ultime elezioni), ma serpeggiano anche nel partito di governo Akp, sotto l’ala del vice presidente Bulent Arinc, forse l’uomo politico più di spicco nella corrente del conformismo islamico religioso presente nel partito di governo. Arinc ha dichiarato durante l'inaugurazione dell’altro ieri: “Con questo atto abbiamo riacquistato i favori dei nostri antenati. La chiesa di Aghia Sofia di Izmit è frutto di conquista e come tale, come si usava allora, costituisce diritto. Una chiesa può essere trasformata in moschea. Ambedue sono luoghi di preghiera verso Dio”. E ha concluso Bulent Arinc: “Quante nostre moschee sono state trasformate in chiese?”.
Forti le reazioni negative nel mondo intellettuale turco tra cui spicca quella del prof. Selcuk Mulayim dell’Università di Marmara, il quale ha dichiarato che la chiesa di Aghia Sofia di Izmit ha avuto un ruolo importante nella storia cristiana e come tale va considerata alla pari di Santa Sofia di Costantinopoli: un museo.
Ambienti diplomatici di Istanbul commentano che Erdogan, facendo un uso simbolico e strumentale del nome di Aghia Sofia, ha cercato di accontentare certi settori del suo partito, e non solo. Acconsentendo alla trasformazione della chiesa di Aghia Sofia di Nicea (Izmit) in moschea, ha calcolato che certe concessioni “mirate” allungano la sua permanenza al potere.
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