Le accuse alla Nokia al servizio del Vevak, le spie di Khamenei e Ahmadinejad
Teheran (AsiaNews) - L’opposizione contro Ahmadinejad ha usato mezzi elettronici per organizzare e moltiplicare le proteste di un mese fa. La prima reazione del regime è stata di scatenare contro di loro i “volontari della rivoluzione”, la brutalità dei bassij. Ma dietro le milizie armate esiste anche il “Vevak”, i servizi segreti interni. Essi dipendono dal cosiddetto “Ministero dell’Informazione”, con un personale stimato sui 20 mila agenti. Questo strumento è a disposizione del presidente e della guida suprema Alì Khamenei, in altre parole alla “linea dura” del regime. Un tempo, quando Rafsanjani era presidente, egli aveva usato il Vevak per una politica di “terrorismo di Stato” a grande livello, minacciando e alcune volte uccidendo opponenti iraniani anche in paesi occidentali. Yves Bonnet, ex direttore della DST (servizi anti-spionaggio francesi), parla di 33 mila esecuzioni commesse in due mesi nel 1988 su ordine di Khomeiny, e ricorda che in alcuni Stati, come il Canada, il Vevak è considerato una “organizzazione terrorista”[1].
Oggi, il Vevak continua a disporre di proprie prigioni e commina direttamente tortura e decapitazioni. Il Vevak lascia la strada al controllo di Pasdaran e ai Bassij; i suoi ambiti sono invece lo spionaggio degli iraniani e la propaganda. Entrambi sono molto usati in questi tempi per bloccare il movimento riformista e democratico.
In questi giorni si è diffusa la notizia che Nokia e Siemens, due compagnie europee che producono telefoni cellulari e le commercializzano in Iran (soprattutto Nokia), avrebbero venduto alle autorità iraniane sofisticate tecnologie di sorveglianza. La diffusione di quest’informazione ha provocato un boicottaggio dei prodotti Nokia in Iran. Negli anni passati, alcuni appelli al boicottaggio di firme “anti-islamiche” e “sioniste” erano stati provocati o sostenuti da compagnie straniere concorrente. Ma questa volta si tratta di un’operazione di propaganda molto utile al Vevak. Nella presente crisi economica, quanti iraniani possono comprare un altro telefonino? Preferiranno piuttosto astenersi dall’uso e non invieranno messaggi troppo pericolosi.
Ciò non significa che la notizia è falsa. Da anni, a Teheran, nelle riunioni “sensibili” di alto livello - commerciale, giornalistico o politico - è uso lasciare il telefonino all’ingresso o in una stanza separata. Si sa infatti che il Vevak potrebbe usare qualsiasi telefonino in “standby” come microfono. Questo è però spionaggio ad alto livello. Ma per attuare pratiche contro quasi tutti i cittadini serve la sorveglianza degli sms: a Teheran, chi non ha mai ricevuto e inoltrato una barzelletta contro il clero o contro Ahmadinejad? La paura di essere accusati provoca l’autocensura da parte di molti. Misure come il blocco delle comunicazioni - altro mezzo tecnico usato dal Vevak durante questo periodo critico - serve a indebolire l’opposizione, ma anche ad accreditare l’idea di uno Stato onnipresente, onnipotente.
Per manipolare l’opinione, il Vevak usa anche altri strumenti. Crea istituzioni di carità ad es. per le vittime in Irak o in Libano, mettendo in luce la bontà dell’Iran e la malvagità dell’Occidente[2]. Un mezzo speciale per manipolare l’opinione pubblica è l’invito di personalità occidentali in viaggi organizzati dal Vevak: le belle cose sull’Iran che diranno poi su Cnn o sulla Bbc serviranno non tanto a convincere l’Occidente ad adottare un regime di “Repubblica islamica”, ma piuttosto a convincere i moltissimi uditori iraniani che in fondo, nel loro Paese non va così male.
In 30 anni d’esistenza, il regime iraniano ha imparato a mantenere il potere. Il Vevak gioca lo stesso ruolo che aveva la brutale Savak nel regime dello Scià. Una delle spiegazioni della caduta del regime dei Pahlavi è proprio il passaggio di responsabili ed agenti Savak al campo khomeinista. Oggi, una tale “migrazione” sembra assai improbabile, anche se Rafsanjani ha ancora contatti e reti parallele costituite anni fa in questi servizi ormai affidati ai suoi avversari politici.
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