Le Madri di Beslan "credono" alle promesse di Putin
Alle "dure domande" delle donne in visita al Cremlino il presidente russo ha detto di non avere ancora risposta, ma ha assicurato che "verrà svelata la verità".
Mosca (AsiaNews) Putin ammette le colpe delle autorità di stato nella tragedia di Beslan, promette verità e le Madri delle vittime gli "credono". Di ritorno da Mosca, dove ieri per la prima volta ha incontrato il presidente russo, Susanna Dudieva - guida del Comitato "Madri di Beslan" ha raccontato la "difficile e dura" conversazione con il presidente definendo la visita al Cremlino "un ulteriore passo nella lotta per la verità e la giustizia".
All'incontro del 2 settembre Vladimir Putin aveva invitato 20 persone, ma solo 7 hanno accettato. La stessa Dudieva in origine era contraria ad accettare. In molti tra i parenti delle 331 vittime ritengono che il presidente abbia scelto questa data per giocare sull'emotività legata all'anniversario del massacro ed aver davanti a sé interlocutori più remissivi. La delegazione era accompagnata dal presidente dell'Ossezia del nord, Tejmuraz Mamsurov, il quale ha avuto 2 figli tra gli ostaggi. Da un anno i parenti delle vittime chiedevano di essere ricevuti dalle autorità di stato, accusati di essere i diretti responsabili del tragico epilogo del sequestro.
Nell'incontro di ieri, svoltosi a porte chiuse, Putin avrebbe ammesso "la sua personale responsabilità" nella vicenda. Secondo quanto ha riferito la Dudieva in conferenza stampa, il presidente ha detto che dal 1 al 3 settembre non era a conoscenza dell'esatto numero degli ostaggi: le sue informazioni parlavano di 300-350 persone, mentre in realtà erano oltre 1.200. "Egli ha detto che la verità su Beslan sarà fatta e noi gli crediamo". Giornalisti presenti fanno notare che la donna ha ripetuto più volte la parola "gli crediamo". Le agenzie nazionali invece evidenziano soprattutto il carattere "libero e aperto" della conversazione.
"Putin ha riconosciuto di avere ora un quadro più chiaro di quello che è successo a Beslan" ha riferito la Dudieva. Secondo le parole della donna la delegazione ha posto al presidente "domande dure" e a molte egli ha apertamente ammesso di non avere risposta, allo stesso tempo però ha espresso l'intenzione di "volere insieme a noi far luce sulla vicenda e scoprire la verità". Il presidente, sotto accusa per il comportamento delle forze speciali che reagirono ai terroristi ceceni asserragliati nella scuola, ha promesso un'indagine minuziosa sulle circostanze. Tra le altre ammissioni del capo di stato quella dell'uso da parte delle forze speciali di lanciafiamme "Shmel" (vietati dalle convenzioni internazionali) durante l'assalto alla scuola numero 1.
"Chi ha sbagliato non può avere giustificazioni", ha detto Putin, che ha però sottolineato come "oggi nessuno stato al mondo è in grado di garantire pienamente la sicurezza dei suoi cittadini di fronte al terrorismo"; tanto più la Russia che "ha subito enormi perdite in seguito allo sfaldamento dell'Unione sovietica".
Intanto ieri circa 30 donne hanno trascorso tutta la notte nella rovine della scuola ed altre 40 hanno vegliato e pregato nel cimitero.
01/09/2005