06/08/2013, 00.00
NUOVA ZELANDA – CINA
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Latte contaminato, la Fonterra apre agli ispettori del governo

Il colosso caseario “farà di tutto” per trovare i prodotti che contengono il batterio del botulismo. Ma nonostante tutto, la popolazione cinese continua a preferire il latte straniero: “Almeno loro ammettono l’errore, da noi chi parla degli scandali alimentari finisce in galera”.

Pechino (AsiaNews) - Il governo neozelandese ha inviato nel colosso caseario Fonterra un gruppo di investigatori per scoprire e richiamare i prodotti legati al latte in polvere ancora in circolazione in tutto il mondo. Secondo il ministro per lo Sviluppo economico Stephen Joyce, lo scandalo del latte contaminato dai batteri del botulismo "è frustrante, per usare un termine generoso. Così come è frustrante la lentezza con cui ci sono state fornite le informazioni in merito".

Il gigante industriale della Nuova Zelanda ha comunque accolto "a braccia aperte i nostri funzionari. È necessario che si ricostruisca la fiducia del pubblico in questi prodotti, e un'inchiesta imparziale è la cosa migliore da fare per dimostrare che siamo onesti e vogliamo il meglio non solo per noi, ma anche per i consumatori".

La Fonterra è la più grande azienda mondiale nel settore e la compagnia più importante del Paese: essa produce l'89 % del latte consumato nel Paese - 15,4 miliardi di litri nel 2011 - ma è soprattutto un gigante nelle esportazioni, che l'anno scorso hanno fruttato quasi 16 miliardi di dollari Usa.

I prodotti Fonterra sono molto comuni in tutta l'Asia e soprattutto in Cina, che importa l'80 % del proprio latte in polvere proprio dalla Nuova Zelanda. Al momento le confezioni contaminate sarebbero in Cina, Hong Kong, Malaysia, Singapore, Thailandia, Russia e Vietnam: le autorità locali ne hanno proibito la vendita.

In ogni caso lo scandalo non sembra aver turbato i consumatori cinesi, che continuano a preferire questi prodotti a quelli nazionali. Anche se i media di Stato hanno cercato di approfittare dell'occasione per rafforzare la fiducia della popolazione nel latte in polvere nazionale, gli acquirenti hanno deciso di rivolgersi ai prodotti europei "in attesa" del ritorno di quelli neozelandesi.

D'altra parte gli scandali alimentari che hanno colpito la Cina - e per primo proprio quello del latte alla melamina, che ha causato 6 vittime e oltre 300mila intossicazioni di neonati, con calcoli renali - hanno inciso troppo sulla società locale. Una utente di internet, "miss Feng", scrive: "La propaganda cinese si scaglia contro il latte straniero per incentivare quello nazionale. Ma chi si fiderà più dei nostri produttori?". E un altro aggiunge: "La contaminazione straniera è dovuta a negligenza, quella interna nasce da fattori intenzionali". Per concludere, un cybernauta commenta: "Almeno la Nuova Zelanda ha ammesso l'errore e richiamato i prodotti. In Cina chi ha parlato e parla degli scandali alimentari finisce in galera".

 

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