Latte avvelenato: Wen Jiabao ordina controlli su tutti i prodotti caseari e sugli animali allevati
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il premier Wen Jiabao ha ordinato indagini a tappeto su tutti i prodotti a base di latte, annunciando una prossima riforma del settore caseario, anche per dimostrare la volontà di eliminare le contraffazioni. Circa 5mila ispettori divisi in 1.400 gruppi sono già all’opera, mentre fioccano arresti e punizioni contro chi ha causato o insabbiato lo scandalo.
Pechino colpisce con durezza la ditta Sanlu, produttrice del latte in polvere contenente melamina: ieri è stato destituito Ji Chutang, sindaco e vicecapo del Partito comunista (Pc) di Shijianzhuang dove ha sede la Sanlu, che ha “sottovalutato” il problema e non ha fatto nulla quando ad agosto la neo-zelandese Fonterra (proprietaria del 43% della Sanlu) gli ha segnalato la possibile contraffazione. E’ stata pure cacciata e arrestata Tian Wenhua, capo dalla Sanlu e segretario del locale Pc, per avere prodotto e venduto alimenti nocivi. Nei giorni scorsi sono stati già destituiti altri 4 funzionari del Pc locale, tra cui il vicesindaco Zhang Fawang. Ci sono stati vari arresti e i media riportano che qualcuno ha confessato che la contraffazione del latte è iniziata addirittura nell’aprile 2005.
Ma il problema è nazionale, con i prodotti di 22 ditte che contengono melamina, sostanza usata per fare la plastica, che fa sembrare gli alimenti più ricchi di proteine. Se ne teme l’impiego anche in altri settori alimentari: sono iniziati controlli sugli animali allevati, per vedere se sia stata data loro melamina o altre simili sostanze, come già accaduto in passato. La normativa prevede che le ditte in regola in 3 ispezioni di fila, siano poi esenti da controlli sulla qualità: molte marche di latte “alla melamina” sono di ditte così esentate.
I dati ufficiali parlano di 6.244 bambini con disfunzioni renali (3 morti e oltre 1.300 ricoverati in gravi condizioni), ma sono ancora in corso migliaia di analisi in ospedali congestionati. All’Istituto di pediatria della capitale, unico dei 2 ospedali per bambini di Pechino, i genitori si mettono in coda alle 3 di mattina con i figli di pochi mesi. L’esame con gli ultrasuoni dura circa 20 minuti: qualche mamma racconta che per loro “è durato solo 3 minuti”, teme che i medici siano stati poco accurati, conclude che “andrò a un altro ospedale per un nuovo esame”.
Nelle lunghe file, madri sconvolte e impotenti continuano a criticare con ferocia le ditte produttrici ma anche governo e ispettori “che non hanno fatto il loro lavoro”. Milioni di genitori meno abbienti si chiedono cosa dar da mangiare ai figli “oggi”: le marche estere di latte costano almeno il doppio dei prodotti cinesi. Molti sono migranti, le madri lavorano e non possono allattare i figli. Nella ricca Shenzhen un barattolo di latte in polvere importato costa 200 yuan (20 euro circa), un quinto del salario mensile minimo.
Il reddito familiare di Feng Xiaoling (Chongqing) è di 2.700 yuan mensili. “Mio figlio di 10 mesi – racconta al South China Morning Post – ha sempre bevuto circa 10 bustine di latte in polvere Sanlu al giorno, ci costa 360 yuan al mese. Non possiamo spendere metà salario per un latte estero”. Il neonato ora ha calcoli a un rene. Il governo ha promesso cure mediche gratuite per questi bambini, ma Feng dice che hanno dovuto pagare almeno 3mila yuan per spese mediche, da quando il bambino è stato ricoverato.
Il nipote di Chen Xianzhi (Henan) ha bevuto per un anno latte in polvere della Sanlu e ora ha l’idronefrosi, con dilatazione dei reni. Scoppiato lo scandalo hanno comprato latte Yashili, ma anche questo è ora nella lista nera. “Il latte estero costa circa 12.000 yuan annui in più. Poche famiglie cinesi possono pagarli”.