Lanci di razzi a Beirut, crescono i timori per il futuro del Libano
Beirut (AsiaNews) - Due razzi hanno colpito, ieri notte, la zona meridionale di Beirut, roccaforte di Hezbollah. Ad essere colpito (nella foto) il quartiere di Shiyah, quattro i feriti. Altri due razzi sono stati lanciati nella valle della Bekaa, altra roccaforte del movimento sciita, ma senza colpire persone. L'esercito sta inoltre cercando un altro razzo che sarebbe stato lanciato tra Baabda e Aitat, ma non sarebbe esploso.
I lanci vengono messi in relazione con quanto dichiarato, appena 12 ore prima, dal leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che il suo movimento continuerà a dare sostegno armato al presidente siriano Assad. Un coinvolgimento che, secondo fonti dell'opposizione siriana, sarebbe costato al Partito di Dio decine di morti, ma che fonti di Damasco sostengono stia portando alla riconquista di Qusayr, del quale esercito siriano e Hezbollah controllerebbero l'80 per cento.
Il Free Syrian Army, che raccoglie gran parte dell'opposizione armata e che quindi poteva essere ritenuto responsabile del lancio dei razzi contro Hezbollah, ha negato qualunque coinvolgimento.
Quanto sta accadendo dà ulteriore sostegno a quanti temono per il futuro del Libano. Tra loro il ministro della difesa Fayez Ghosn, per il quale "quel che è certo è che i lanci di razzi sono un tentativo di creare spaccature tra le fila libanesi e portare il conflitto siriano in Libano". Non mancano i segnali: a Tripoli, nel nord, continuano per l'ottavo giorno, seppure con minore intensità e malgrado l'intervento dell'esercito, gli scontri tra i sunniti del quartiere di Bab al-Tabbaneh e gli alawuiti di Jabal Mohsen. Ieri c'è stata un'altra vittima, il che porta a 24 il numero di coloro che hanno perso la vita negli scontri, accanto a 167 feriti. Ma scontri - stavolta tra uomini di Hezbollah e salafiti - si registrano anche nel sud del Paese, a Sidone. Ieri sera è rimasto ferito un uomo delle Brigate della resistenza, sciita.
C'è infine la preoccupazione di chi vede un nuovo tentativo di coinvolgere Israele nella notizia, data dall'agenzia statale libanese, la NNA, di un razzo lanciato verso lo Stato ebraico. L'attacco non è stato confermato né dall'esercito libanese, né da quello israeliano, forse proprio per evitare di alzare la tensione.
Anche a livello internazionale, la confermata partecipazione del movimento sciita libanese nel conflitto siriano ha innalzato di molto i timori di vedere il Paese dei cedri trascinato nella guerra. Il segretario della Lega araba, Nabil Elaraby, ha chiesto a Hezbollah di "riconsiderare la sua posizione e di non partecipare alle uccisioni che stanno avvenendo in Siria, unica via per difendere l'unità interna del Libano". "Profonda preoccupazione" è stata espressa ieri dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che, attraverso il suo portavoce, Martin Nesirky, ha detto di aver chiesto a tutte le nazioni e i gruppi di "fermare il sostegno alle violenze in Siria". "Tutti nella regione - ha aggiunto Nesirky - dovrebbero agire responsabilmente, lavorare per abbassare i toni e calmare le tensioni". "Mentre ci si prepara alla conferenza internazionale sulla Siria, il segretario generale sollecita tutti i Paesi, organizzazione e gruppi a smettere subito di dare sostegno alla violenza e di dare invece sostegno alla promozione di una soluzione politica alla tragedia siriana". Alla quale il governo siriano ha detto di voler partecipare. Il ministro degli esteri Muallem ha infatti sostenuto di "pensare che la conferenza internazionale rappresenti una buona opportunità per una soluzione politica della crisi". (PD)