Lahore: donne cristiane aggredite e umiliate in pubblico con false accuse di blasfemia
di Jibran Khan
Le vittime sono nascoste in un luogo sicuro nel timore di nuove violenze. Una folla di estremisti islamici le ha percosse e dileggiate. A scatenare le accuse una “controversia familiare” fra un parente delle due donne e la moglie, di fede musulmana. Sacerdote pakistano: Stato e religione devono essere separati, altrimenti sarà guerra civile.
Lahore (AsiaNews) – Sono nascoste in un luogo sicuro, nel timore di nuove rappresaglie, le due donne cristiane di Lahore vittime nei giorni scorsi di violenze e umiliazioni pubbliche. In seguito a false accuse di blasfemia, una folla inferocita le ha percosse e dileggiate. In realtà, a scatenare l’episodio pare siano stati contrasti fra una delle due donne e la moglie del fratello, di fede musulmana; al centro della controversia la religione secondo cui crescere ed educare la figlia della coppia mista. Mons. Rufin Anthony denuncia la crescente “intolleranza” della società pakistana, che deve risolvere “con la massima urgenza” un problema di natura “sociologico”.
Da una località segreta, John Chand – fratello e figlio delle vittime – conferma ad AsiaNews che le due parenti “hanno paura di diventare bersaglio degli estremisti” e si sono nascoste nel timore di essere uccise. La folla ha picchiato Saira Chand e la madre tanto da far perdere loro i sensi, poi alcune persone hanno preparato delle corone con vecchie scarpe e gliele hanno messe al collo; infine, dopo aver sporcato la loro faccia, le hanno caricate a dorso di due asini e fatte girare nel quartiere, situato nella zona est della città. Nel frattempo le vittime negavano con forza ogni accusa di blasfemia, toccandosi più volte i piedi nell’atto di chiedere pietà agli aguzzini.
Mian Muhammad Sameer, leader islamico locale, afferma di aver fatto “il massimo” per far confessare alle due donne il crimine di blasfemia. Sameer è membro della stessa organizzazione islamica alla quale appartiene Malik Mumtaz Qadri – l’assassino reo confesso del governatore del Punjab Salman Taseer – e aggiunge di essere “orgoglioso” della moglie: “ha picchiato Saira più di chiunque altro. Le sue mani – aggiunge – sono così gonfie, che non può cucinare e dal giorno dell’incidente mangio al ristorante”.
Secondo la ricostruzione di John Chand, alla base delle violenze vi sono i contrasti tra la moglie Amina Zaheer – una musulmana – e la sorella Saira Chand (di fede cristiana), acuiti negli ultimi tempi dopo che la coppia mista ha avuto una bambina. In origine il matrimonio fra John e Amina ha incontrato le resistenze del padre della ragazza, il musulmano Zaheer Malik; egli non avrebbe approvato l’unione, se prima il genero non si fosse convertito all’islam. Tuttavia, in tribunale i giovani sposi hanno stabilito che ciascuno avrebbe mantenuto la fede originaria.
La questione si è complicata alla nascita della figlia: John avrebbe voluto chiamarla Sonia ed educarla secondo la fede cristiana; la moglie e il suocero all’islam. L’accusa di blasfemia è emersa in seguito a una disputa fra Saira e Amina, che ha coinvolto pure la madre di Saira. Amina sarebbe uscita dalla casa della suocera accusando le due donne cristiane di aver diffamato il profeta Maometto; una accusa che ha scatenato l’intervento di un gruppo di estremisti della zona. Le due donne cristiane hanno trovato un rifugio sicuro grazie a Zameer Khan, un operatore di una Organizzazione non governativa che si è adoperato per salvare loro la vita. Egli nega che vi sia un caso di blasfemia, ma parla di “una controversia fra due donne”. Analogo il parere di Zulfiqar Hameed, dirigente della polizia di Lahore, il quale conferma si tratta di “controversia familiare” e Saira “è stata accusata ingiustamente”.
Interpellato da AsiaNews, mons. Rufin Anthony – vescovo di Islamabad-Rawalpindi – conferma che “la nostra società si fa sempre più violenta, intollerante e selvaggia”. Il prelato nega che il problema sia religioso o etnico, ma è “una questione sociologica che va affrontata con la massima urgenza”. P. Xavier Joseph aggiunge che “la realtà è peggiorata al punto che, la religione, è utilizzata per risolvere le controversie personali”. Egli aggiunge che “Stato e religione devono essere separati”, altrimenti scoppierà “una guerra civile e sarà la fine del Pakistan come lo conosciamo”.
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