Lahore: cristiani accusati di blasfemia, in fuga dai fondamentalisti e dalla polizia
Da tre giorni Yousaf Masih, la moglie Bashrian Bibi e il genero Zahid Masih sono nascosti in un luogo segreto. Attaccati da una folla di islamici, perché avrebbero usato come copertura per il bagno un pannello con versi del Corano. Attivisti del Claas smentiscono la versione dei musulmani. Fonti locali parlano di “rancori personali o inimicizie”.
Lahore (AsiaNews) – Una famiglia pakistana cristiana di Model Town, sobborgo residenziale a Lahore, ha abbandonato la propria casa per sfuggire all’assalto di una folla di musulmani locali. Yousaf Masih, la moglie Bashrian Bibi e il genero Zahid Masih sono accusati di blasfemia per aver utilizzato un pannello – sul quale vi sarebbero impressi versi del Corano – per coprire il soffitto del bagno. Gli inquirenti hanno disposto un mandato di cattura nei confronti dei cristiani e hanno arrestato due loro parenti, per costringere i ricercati a costituirsi.
A denunciare la vicenda è il Pakistan Christian Post (Pcp), secondo cui alla base dell’accusa di blasfemia vi sarebbero “rancori personali o inimicizie” verso Zahid Masih e le altre due persone iscritte nel registro degli indagati. Il 5 luglio scorso una folla composta da oltre 2mila musulmani ha tentato di bruciare l’abitazione dei cristiani, fuggiti prima dell’arrivo della polizia. Da tre giorni sono nascosti in un luogo segreto, nel timore di rappresaglie della comunità islamica.
Il Centre for Legal Aid Assistance and Settlement (Claas), organizzazione a difesa delle vittime della blasfemia, ha avviato una indagine parallela sull’incidente, consultandosi con le forze dell’ordine e intervistando cristiani e musulmani della zona. Gli attivisti di Claas riferiscono che la famiglia cristiana viveva da quattro anni nella casa, senza nemmeno pagare l’affitto a causa delle pessime condizioni in cui si trova.
Il team di indagine guidato da Joseph Francis, direttore nazionale di Claas, spiega che la scorsa settimana Lal Masih, cugino di Yousaf, ha usato un pannello pubblicitario gettato fra i rifiuti, per coprire la parte superiore del bagno. I musulmani locali affermano che sul pannello vi sarebbero impressi dei versi del Corano e hanno chiesto più volte a Lal Masih di rimuovere l’oggetto incriminato. Il 4 luglio vi sarebbe stata anche una lite fra Lal e Mohammad Imran, un vicino di casa musulmano.
Il giorno successivo un gruppo di musulmani si è presentato di nuovo davanti all’abitazione dei Masih, decisi a ottenere la rimozione del pannello. In quel momento non vi era nessuno in casa, quindi i dimostranti si sono rivolti a Zahid Masih, genero di Yousaf. L’ennesimo rifiuto opposto dai cristiani ha scatenato la violenta reazione dei musulmani, che hanno bruciato gomme, bloccato le vie circostanti e chiamato la polizia per arrestare i tre cristiani in base alla legge sulla blasfemia.
Gli attivisti di Claas aggiugono che “alle 6 di sera del 5 luglio Yousaf Masih, Bashrian Bibi e Zahid Masih sono fuggiti e la polizia non ha potuto arrestarli”. Per questo gli agenti hanno fermato Lal Masih e James Masih, che rimarranno sotto la loro custodia “finché i parenti non si costituiranno”. I cristiani dell’area non hanno voluto commentare la vicenda, nel timore di ritorsioni o nuovi attacchi. Il Claas precisa però che dopo aver visto il pannello incriminato, mostrato loro da un musulmano locale, “non sono emerse parole o frasi riconducibili a versetti del Corano”.
Il Pakistan Christian Post conclude sottolineando un particolare significativo: la famiglia Masih è molto povera e analfabeta, quindi non poteva sapere quali fossero le scritte impresse sul pannello. Per questo i musulmani della zona hanno sfruttato la loro ignoranza per incriminare Zahid Masih e i due parenti, verso i quali nutrono “rancori personali o inimicizie”.
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