Lahore: 40mila in piazza per difendere la legge sulla blasfemia. Slogan contro il papa
di Jibran Khan
Critiche a Benedetto XVI per essersi “unito alla propaganda Occidentale” contro lo Stato islamico. I manifestanti pronti a sacrificare la vita in nome di Maometto. Il nuovo governatore del Punjab invitato a solidarizzare con l’assassino di Salman Taseer. Doppio attentato nel nord-ovest: 5 morti e 19 feriti.
Lahore (AsiaNews) – Almeno 40mila persone hanno invaso le strade di Lahore, per protestare contro possibili cambiamenti alla legge sulla blasfemia. La manifestazione di ieri nel Punjab è stata promossa da Jamat-e-Islami, il principale movimento di opposizione di ispirazione islamica, insieme ad altri sette partiti fra cui la Pakistan Muslim League (Q) e la Jamat-ud-dawa. Proseguono intanto gli attacchi di estremisti contro obiettivi sensibili: è di cinque morti e 19 feriti il bilancio di un doppio attentato avvenuto oggi nel nord-ovest del Pakistan.
Migliaia di persone si sono ritrovate ieri in Mall Road, a Lahore, per celebrare la santità del profeta Maometto (Tehreek Namoos-e-Risalat) e respingere le recenti proposte, volte a emendare la “legge nera”. I manifestanti – pronti a “sacrificare la vita per il profeta” – hanno anche invitato il governo a “rigettare” l’influenza dei governi occidentali e criticato Benedetto XVI, per essersi “unito alla propaganda Occidentale contro lo Stato islamico”.
I leader della protesta minacciano una “lunga marcia” verso Islamabad, se vi saranno modifiche – peraltro escluse dal governo – alla legge sulla blasfemia. Syed Munawar Hussain, di Jamat-e-Islami, alza il livello della minacce: se vi saranno cambiamenti alla norma, “non esisteranno più un Parlamento, né un’Assemblea”.
Rivolgendosi alla folla, Fazlur Rehman, capo del JUI-F, intima al nuovo capo della provincia del Punjab di visitare in carcere Mumtaz Qadri, l’assassino di Salmaan Taseeer, l’ex governatore ucciso per aver difeso la cristiana Asia Bibi e proposto modifiche alla “legge nera”. Il leader fondamentalista sottolinea che la visita in prigione è segno di “solidarietà” verso tutti i musulmani del Pakistan.
Intanto non si ferma la striscia di sangue che colpisce il Paese. È di cinque morti, di cui quattro agenti, e 19 feriti il bilancio del doppio attentato di oggi a Peshawar, nel nord-ovest del Paese, contro ufficiali di polizia. Tra i colpiti vi sono anche diversi civili, rimasti coinvolti nelle esplosioni. Il primo attacco è opera di un attentatore suicida, che si è fatto saltare in aria nei pressi di una pattuglia.
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