Lahore, attentato suicida: oltre 20 morti, 60 feriti
L’attacco è avvenuto nei pressi dell’Alta Corte municipale, dove avvocati e membri del Partito popolare avevano chiesto “un vero ritorno alla democrazia”. Alto il rischio di scontri confessionali: il Sindh bandisce gli ulema del resto del Paese e confina i propri all’interno dei distretti di residenza. Nominato il nuovo responsabile delle scuole islamiche: un indù.
Lahore (AsiaNews) – Un attentatore suicida ha colpito poche ore fa gli edifici dell’Alta Corte di Lahore, nella parte nord-orientale del Paese. Secondo le prime stime le vittime sono almeno 20, con altri 60 feriti. I responsabili della sicurezza municipale ritengono che l’attacco sia una risposta ai sostenitori della leader popolare Benazir Bhutto, che nei giorni scorsi hanno manifestato insieme agli avvocati in favore di un “vero ritorno alla democrazia”.
Questo è soltanto l’ultimo di una serie di attentati che nelle scorse settimane ha colpito tutto il Pakistan. Oltre alle proteste governative, infatti, si sono verificati scontri fra sunniti e sciiti, attacchi contro i membri delle minoranze e violenze etniche. Secondo alcuni analisti, l’avvicinarsi delle prossime elezioni parlamentari non farà che inasprire gli scontri.
Il rischio è noto anche al governo, che ieri ha approvato un decreto emanato dalla provincia meridionale del Sindh che impone a 204 ulema – sunniti e sciiti – di rimanere all’interno dei propri distretti fino a nuovo ordine. Inoltre, lo stesso testo vieta a 400 religiosi islamici del Punjab, Waziristan, Balochistan e Kashmir di entrare nella provincia.
Secondo un portavoce governativo, il bando “è stato approvato per evitare che la già fragile situazione della sicurezza interna possa collassare in una guerra confessionale, fomentata dai discorsi degli ulema”. Per il ministro provinciale degli Interni, Akhtar Zamin, “siamo responsabili delle vite dei nostri cittadini: non vogliamo massacri”.
Sempre in quest’ottica, il primo ministro ad interim Mohammadmian Soomro ha nominato il suo consigliere straordinario per la questione delle scuole islamiche, da alcuni anni accusate da Islamabad di fomentare il terrorismo. Si tratta di Amar Lal, di religione indù, che ha il compito di controllare le registrazioni delle madrassah presso lo Stato e confermare o ritirare il permesso di operare sul territorio.
La nomina non è stata apprezzata dai circoli religiosi musulmani, che hanno chiesto al governo di tornare sui propri passi. Lal non è stato ben accolto neanche all’interno dell’esecutivo: il segretario per gli Affari religiosi, Wakil Ahmad Khan, ha dichiarato di “non aver ricevuto alcuna comunicazione ufficiale su questa nomina”, che per lui “non esiste”.
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