"Lady al-Qaeda" sotto processo a Jeddah
Haila Al-Qusayyer, 47 anni, è accusata di aver reclutato persone, aver procurato finanziamenti, trasportato armi ed esplosivi, fornito documenti falsi, aiutato evasioni ed espatri clandestini. E’ stata sposata con due militanti del gruppo terroristico.
Ryiadh (AsiaNews) – E’ cominciato a Jeddah, in Arabia Saudita, il processo, a porte chiuse, contro Haila Al-Qusayyer, soprannominata “Lady al-Qaeda” per il ruolo avuto all’interno dell’organizzazione.
La donna, 47 anni, è accusata di aver reclutato persone, aver procurato finanziamenti, trasportato armi ed esplosivi, fornito documenti falsi, aiutato evasioni ed espatri clandestini.
L’affiliazione di Al-Qusayyer all’organizzazione terroristica, secondo quanto sostenuto dalla sicurezza saudita, sarebbe cominciata con il matrimonio con Abdul Rahman Al-Ghamdi, ucciso nel 2004 in uno scontro con la polizia a Taif. In seguito ha sposato Saeed Al-Shehri, ex prigioniero a Guantanamo.
Il compito più importante della terrorista è stato quello di raccogliere fondi: fonti saudite sostengono che dietro il paravento della costruzione di una moschea e di aiuti per orfani sia riuscita a passare ai terroristi 650mila dollari. Tra le altre accuse, c’è quella di guidato e procurato rifugio a più di 60 prsone accusate di terrorismo e di aver giocato un ruolo importante nella fuga nello Yemen di un’altra terrorista, Wafa Al-Shehri.
La cattura di Al-Qusayyer da parte dei sauditi ha provocato una serie di attacchi e rapimenti da parte del numero due di al-Qaeda in Yemen, che ne chiedeva la liberazione.
Al-Qusayyer non è la sola donna saudita accusata di terrorismo, ma la prima ad aver avuto un ruolo di primo piano all'interno dell'organizzazione. Finora, infatti, si è trattato di mogli che accompagnavano i mariti, al massimo fornendo supporto logistico. La prima è stata la moglie del capo di al-Qaeda in Arabia Saudita, Saleh Al-Oufi, ucciso nel 2005.
La donna, 47 anni, è accusata di aver reclutato persone, aver procurato finanziamenti, trasportato armi ed esplosivi, fornito documenti falsi, aiutato evasioni ed espatri clandestini.
L’affiliazione di Al-Qusayyer all’organizzazione terroristica, secondo quanto sostenuto dalla sicurezza saudita, sarebbe cominciata con il matrimonio con Abdul Rahman Al-Ghamdi, ucciso nel 2004 in uno scontro con la polizia a Taif. In seguito ha sposato Saeed Al-Shehri, ex prigioniero a Guantanamo.
Il compito più importante della terrorista è stato quello di raccogliere fondi: fonti saudite sostengono che dietro il paravento della costruzione di una moschea e di aiuti per orfani sia riuscita a passare ai terroristi 650mila dollari. Tra le altre accuse, c’è quella di guidato e procurato rifugio a più di 60 prsone accusate di terrorismo e di aver giocato un ruolo importante nella fuga nello Yemen di un’altra terrorista, Wafa Al-Shehri.
La cattura di Al-Qusayyer da parte dei sauditi ha provocato una serie di attacchi e rapimenti da parte del numero due di al-Qaeda in Yemen, che ne chiedeva la liberazione.
Al-Qusayyer non è la sola donna saudita accusata di terrorismo, ma la prima ad aver avuto un ruolo di primo piano all'interno dell'organizzazione. Finora, infatti, si è trattato di mogli che accompagnavano i mariti, al massimo fornendo supporto logistico. La prima è stata la moglie del capo di al-Qaeda in Arabia Saudita, Saleh Al-Oufi, ucciso nel 2005.
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