La “contro-rivoluzione” di Bakiyev
Assaltati i palazzi del governo a Osh, Jalalabad e Bakten. Il governo provvisorio ha ripreso il controllo delle sedi amministrative. Ma la divisione fra nord e sud è sempre più evidente. Timori per un contagio alle altre repubbliche centro-asiatiche
Bishkek (AsiaNews) – I quotidiani russi, che seguono da vicino ogni sviluppo della vicenda, la chiamano “controrivoluzione”: ieri una serie di dimostrazioni nel sud del Kirgizistan, ha di nuovo mostrato il rischio concreto per l’ex repubblica sovietica di precipitare nel caos, dopo i sanguinosi scontri del 7 aprile che hanno portato il presidente Kurmanbek Bakiyev all’autoesilio in Bielorussia.
Una folla di dimostranti ha fatto irruzione nel palazzo del governatore di Osh, dove forte è il consenso per l’ex capo di Stato, e vi hanno insediato come governatore il deposto Mamasadik Bakirov. Anche a Jalalabad, capoluogo della provincia di provenienza del clan Bakiyev, il palazzo del governo ha subito l’assalto dei “controrivoluzionari”. Altrettanto è successo a Batken. Da stamattina il governo ad interim dovrebbe aver ripreso il controllo delle sedi amministrative, come riferiscono testimoni alla Reuters. Ma la situazione rimane tesa.
La stessa Rosa Otunbaiev, primo ministro del governo provvisorio, ha ammesso: “C'è un pericolo per il Paese, ma stiamo facendo di tutto per evitare ogni tentativo da parte delle forze di Bakiyev di destabilizzare la situazione in Kirghizistan”.
Secondo il vicepresidente ad interim, Omurbek Tekebayev, dietro i disordini nel sud che c'è lo stesso Bakiyev, che vuole riprendersi il potere. Ieri, un sedicente comitato a sostegno del presidente deposto aveva minacciato la formazione di un vero e proprio battaglione di migliaia di cittadini pronti a dirigersi a nord per “ affrontare” quello che ritengono un governo illegale.
Tutto questo avveniva mentre nella capitale, Bishkek, i parenti delle 85 vittime del 7 aprile hanno dimostrato di fronte all'ambasciata di Bielorussia per chiedere l'estradizione di Bakiyev e che il leader bielorusso Lukashenko ha già rifiutato. In risposta, Minsk ha richiamato il suo ambasciatore in Kirgizistan per “motivi di sicurezza”.
Il Kirgizistan assume sempre più le sembianze di un altro Paese che sta attraversando profonde lacerazioni lungo la stessa direttrice nord-sud: la Thailandia. Il rischio di un confronto sanguinoso, come quello che si sta consumando nella nazione del sud-est asiatico è reale e la possibilità che il caos contagi le altre repubbliche centro asiatiche, sempre in bilico su un precario equilibrio politico, fa paura a molti.
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