La vittoria di Erdogan sui militari
di NAT da Polis
Nominati i vertici dell’esercito, dopo anni di trame, tentativi di colpi di Stato, attentati. Il primo pilastro del kemalismo, l’esercito, è vinto. Fra breve Erdogan comincerà a colpire il secondo pilastro, la magistratura. La Turchia sta cambiando.
Istanbul (AsiaNews) - Con la nomina del generale Isik Kosaner al capo dello stato maggiore della difesa dell’esercito turco, s’ è concluso, in questi giorni e in pieno Ramadan, il lungo ed estenuante scontro tra gli attuali vertici dell’esercito turco e il primo ministro Erdogan. E si è concluso con la vittoria di quest’ultimo sui militari, ossia uno dei due pilastri del regime Kemalista (il primo, in verità); l’altro è la magistratura.
La vittoria di Erdogan ridisegna anche il futuro dei vertici militari. Con la nomina di Isik Kosaner, che rimarrà al vertice dell’esercito turco sino al 2013, Erdogan ha provveduto all’epurazione di 11 alti ufficiali implicati in vario modo negli affari Ergenekon( la cosiddetta “Gladio turca”) e Beyloz (un disegno di attentati contro le minoranze religiose da addebitare agli islamici, allo scopo di rovesciare l’attuale governo).
Il generale Basbug, capo uscente dello stato maggiore turco della difesa, nel disperato tentativo di salvaguardare la futura integrità kemalista dei vertici dell’esercito, con una mossa poco accorta aveva proposto quale capo dello stato maggiore dell’esercito il generale Hasan Isiz , implicato nell’affare Ergenekon, nella prospettiva di farlo succedere al generale Kosaner nel 2013: secondo le ferree regole dell’esercito turco, capo dello stato maggiore della difesa può diventare soltanto il capo dello stato maggiore dell’esercito. Ma questa mossa ha mandato Erdogan su tutte le furie.
A questo punto, secondo il ben informato giornale Taraf, il generale Basbug nel tentativo di bloccare la futura nomina del generale Nesdet Ozel - gradito ad Erdogan - alla successione nel 2013 di Kosaner, ha proposto come capo dello stato maggiore dell’esercito il generale Aslan Guner, pur sapendo che sarebbe stata bocciata in quanto questi aveva offeso la consorte del Presidente Turco Gul. Con questa mossa voleva costringere Erdogan alla nomina di Nesdet Ozel a capo dello stato maggiore dell’esercito. Sempre secondo le ferree regole dell’esercito turco, Osel non potrebbe stare in questa carica più di 2 anni, andando così in pensione il 2012, rimanendo impossibilitato a succedere a Kosaner.
Erdogan con una mossa da “cospirazione di harem”, ha nominato capo dell’esercito il generale Ceilanoglu, il quale per raggiunti limiti d’età andrà in pensione nel 2011. A quel punto gli subentrerà il tanto gradito ad Erdogan generale Ozel, il quale in questo modo avrà la strada spianata a succedere a Kosaner.
Di Kosaner, il nuovo capo, si dice che è un generale che parla poco ed è rimasto fuori dalle diatribe tra i vertici dell’esercito e l’attuale governo. Secondo l’autorevole giornale Radikal, nel 2006, si è schierato contro il tentativo di golpe, mentre durante il periodo del clima infuocato delle elezione di Gul alla presidenza della Turchia, ha dichiarato: “Le leggi non impongono come deve essere vestita la consorte del presidente. Importante è che chi viene eletto provveda al rispetto della costituzione”.
Secondo il prof. Mesut Casin, dell’Università di Yeditepe, siamo di fronte ad un generale assai duro.
Dopo quest’ ultimo scontro tra Erdogan e i vertici miltari, in Turchia si sta vivendo il seppellimento del Kemalismo, come ideologia statale e filosofia politica. Sembrano anni-luce lontani i tempi in cui il potere politico doveva stare sull’attenti davanti al Consiglio Supremo della Sicurezza, diretto dai vertici militari.
Oggi si pagano le conseguenze di quel sistema, il quale non prevedeva la fondazione di uno Stato veramente democratico, fondando uno stato forzatamente omogeneizzato e di tipo nazional-fascista. Esso temeva che l’ emancipazione democratica di una società, che era ed è effettivamente composita, sarebbe la sua fine. Per questo la cosiddetta democrazia parlamentare turca era controllata dall’esercito turco e da una burocrazia militarizzata.
Un attento osservatore degli affari turchi il Dr S. Ligheros sottolinea che il Kemalismo ha sostituito il sultano Califfo con un nuova religione , quella Kemalista, dimostrando altresì che le mentalità e lo stato delle cose non si cambiano con dei decreti.
Il prossimo attacco sarà alla magistratura, secondo pillastro del vecchio establishment, e il 12 settembre ci sarà il referendum per la riforma costituzionale. Intanto Erdogan, ogni qualvolta si trovi in difficoltà, minaccia le proprie dimissioni, ben conscio che nessuno in Turchia vuole attualmente la sua sostituzione.
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