La visita di Gul in Irak, il rilancio del modello ottomano
di NAT da Polis
Nei colloqui con Talabani affrontate temi di interesse bilaterale, a partire dal terrorismo. Pressioni sulla Turchia perché prenda parte alla prossima conferenza di Erbil, centrata sulla questioni curda. Il governo filoislamico dell’AKP, rappresenterebbe il nuovo modello ottomano: sotto il mantello dal modello parlamentare, raccoglierebbe tutto il mondo islamico e farebbe da scudo contro ogni tentazione estremista.
Istanbul (AsiaNews) – Dopo 33 anni e sotto imponenti misura di sicurezza si è svolta la visita del presidente turco Abdullah Gul in Iraq, che ha avuto vasta eco su tutti i media turchi e che ha dato conferma del nuovo ruolo che Ankara sta assumendo nell’intero scacchiere mediorientale e nell’intero mondo islamico, ove potrebbe rilanciare il modello ottomano.
Negli incontri (nella foto) col presidente iracheno Jalal Talabani si è parlato di rapporti bilaterali, trasporti, energia e chiaramente di lotta al terrorismo. Nelle sue dichiarazioni, Gul ha detto che: “il terrorismo e lo spargimento di sangue devono finire ed occorre salvaguardare l’integrità territoriale dell’Iraq”. Una totale collaborazione tra Turchia e Iraq, ha aggiunto, potrà avvenire solo quando il PKK verrà reso incapace di operare, responsabilità dell’amministrazione regionale curda del nord Iraq. Sul che ha espresso ottimismo.
Il presidente Talabani ha convenuto che il PKK influenza le relazioni tra Turchia ed Iraq e ha chiesto che deponga le armi o abbandoni il territorio iracheno. Per quanto riguarda la prossima conferenza sulla questione curda, in programma il prossimo aprile in Ebril (nord dell’Iraq) la Turchia sosterrà, a certe condizioni, tale conferenza, ma tutto dipenderà dalla presenza del PKK, che Ankara non vuole. Sulla questione è in corso, comunque, un intenso scambio di vedute tra Ankara, Baghdad e chiaramente Washington, che insiste perché Ankara partecipi alla conferenza. Ai colloqui tra Gul e Talabani non ha preso parte MasoudBarzani, presidente del Kurdistan iracheno.
Al di là dei risultati immediati della visita di Gul, essa evidenzia il nuovo ruolo che la Turchia sta assumendo nello scacchiere mediorientale e non solo, dopo l’avvento della nuova amministrazione USA. Un ruolo del quale poco tempo fa aveva parlato il quotidiano Radikal, che, citando fonti arabe, sosteneva che la Turchia, col governo filoislamico dell’AKP, rappresenterebbe il nuovo modello ottomano. Che sotto il mantello dal modello parlamentare, raccoglierebbe tutto il mondo islamico e farebbe da scudo contro ogni tentazione estremista.
Non a caso, sabato 21 marzo, festa di Nevruz (il capodanno curdo), il presidente Gul ha inaugurato il canale televisivo turco “Avaz”, che trasmetterà in vari dialetti turchi diffusi in 30 Paesi, sparsi su un area che va dai Balcani all’Asia centrale e al Caucaso. Mentre dal primo aprile inizieranno le trasmissioni in lingua armena e curda, proprio alla vigilia della visita di Obama in Turchia. E’ in atto insomma il seppellimento discreto, si commenta negli ambienti diplomatici e giornalistici di Istanbul, del modello Kemalista, basato sull’omogeneità etnica, a favore della comune radice islamica, nella sua versione “soft” repubblicana. Per il momento.
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