La violenza delle guardie di frontiera uzbeke
L'uccisione di due abitanti di un villaggio nella regione di Fergana ha riportato in primo piano le tensioni con le popolazioni di confini di era sovietica tracciati arbitrariamente per meglio controllare le diverse etnie.
Tashkent (AsiaNews) - Un grave incidente, che si aggiunge a molti altri casi precedenti, ha mandato in subbuglio la popolazione della regione di Fergana in Uzbekistan, dopo che le guardie di frontiera hanno ucciso due abitanti della zona nella makhalla (villaggio) di Buston, un agglomerato di case del paese di Vuadil, al confine con il vicino Kirghizistan. Nel comunicato ufficiale della polizia di frontiera si afferma che “i soggetti avevano violato le norme di confine e usato violenza contro le guardie mentre cercavano di attraversare”, ma i parenti delle vittime forniscono una versione molto diversa dell’accaduto.
I padri dei due trentenni uccisi, Abdulkhaj Mukaddasov e Otabek Juldašev, chiedono di sottoporre alla giustizia i responsabili della morte dei figli. Secondo i testimoni, la sera del 16 ottobre le guardie di frontiera avevano fermato i due uomini insieme a un terzo, Sardorbek Sabirov, mentre tornavano in auto da una festa di compleanno in un čajkhan, una sala da tè in territorio uzbeko, e non volevano permettere loro di tornare alla makhalla, facendo scoppiare una lite. Il padre di Otabek, Bakhodir Juldašev, racconta che il figlio si era trovato in mezzo agli altri casualmente, finendo poi con la testa fracassata.
Otabek aveva lavorato con il padre tutto il giorno alla fattoria con i cavalli, quindi aveva accompagnato il padre nella casa dei genitori, per poi dare un passaggio a un amico verso casa sua, capitando proprio nel momento della rissa con i poliziotti. Essendo amico anche di Abdulkhaj, ha cercato di fermare la guardia che lo stava picchiando a terra con il manico del fucile, strattonandolo e accapigliandosi, il che ha richiamato un gruppo di poliziotti più lontani, che hanno aperto il fuoco freddando il giovane con un colpo alla testa.
Sardorbek ha filmato la scena con il telefono, ed è andato poi a farlo vedere all’ufficio delle guardie, dove gli è stato risposto che “hanno fatto bene a sparargli”. I doganieri hanno anche sostenuto che nella macchina dei fermati c’era merce di contrabbando, ma i video della perquisizione dell’auto smentiscono questa versione. Da altre testimonianze si afferma che le guardie hanno sparato anche ad altre persone disarmate, e che questa pratica purtroppo è frequente; nonostante gli accordi ufficiali tra Uzbekistan e Kirghizistan, che hanno regolato la questione delle frontiere, la tensione sui confini rimane sempre molto alta, e questa sembra essere una costante di tutti i Paesi dell’Asia centrale.
L’incertezza delle frontiere è un’eredità sovietica, quando si suddividevano i territori per meglio controllare le diverse etnie, e la regione di Fergana è una delle più roventi in proposito, essendo una zona contesa da gruppi diversi fin dai tempi dell’impero degli zar. Gli abitanti di Vuadil sono un esempio di questi conflitti latenti, che si manifestano spesso nelle scaramucce con le guardie di frontiera, soprattutto negli ultimi anni. I poliziotti spesso fanno irruzione nelle case dei villaggi per verifiche e perquisizioni ingiustificate, facendo uso di violenza.
L’accusa di contrabbando è una delle più usate per giustificare queste azioni repressive, soprattutto quando vengono fermate persone in stato di ebbrezza o comunque un po’ eccitate da feste e incontri vari, come nell’ultimo caso, quando è più facile lanciare accuse anche senza alcun fondamento, provocando reazioni esagerate. Il comunicato della polizia segnala infatti lo stato alterato delle persone, che ha obbligato le guardie ad aprire il fuoco, in quanto “essi non avevano tratto le necessarie conclusioni dall’intimazione di fermarsi, e dopo colpi di avvertimento in aria, è stato necessario impedire la degenerazione del conflitto, essendosi radunate altre persone”.
Il risultato è che ora tutto il paese di Vuadil è in forte agitazione, anche per la commozione riservata ai tre figli di Abdulkhaj rimasti orfani, mentre la moglie sta aspettando il quarto, e alla piccola figlia di Otabek, anche lei rimasta senza padre.
10/03/2023 08:50