La vicenda del caporale israeliano tra ultimatum, impegni diplomatici e pressione militare
I rapitori danno fino tempo fino a domani mattina al governo israeliano, la delegazione egiziana che sta mediando chiede ai sequestratori una risposta entro stasera. Impegno del governo russo a favorire la liberazione.
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) Da un lato un ultimatum dei rapitori del militare israeliano, dall'altro quello ai rapitori dalla delegazione egiziana che sta tentando una mediazione, mentre si registra l'impegno russo ad intervenire a favore del suo rilascio e le notizie che uomini dei servizi egiziani lo hanno incontrato e che i rapitori accetterebbero una dilazione di alcuni mesi della liberazione di prigionieri da parte israeliana. Appare in evoluzione la vicenda del caporale israeliano Ghilad Shalit, tenuto da otto giorni in ostaggio a Gaza.
Ampio spazio la stampa israeliana dà oggi all'ultimatum, che scade domattina alle 6, nel quale i rapitori del militare chiedono la liberazione di oltre mille palestinesi detenuti in Israele, in primo luogo le donne e i minorenni, altrimenti "la vicenda verrà chiusa" e "il nemico ne sopporterà le conseguenze". Il documento è firmato dai presunti rapitori: le Brigate Ezzedin el-Qassam (il braccio armato di Hamas) e due milizie ad esso vicine, legate ai Comitati di resistenza popolare (Crp).
A Gerusalemme, il premier Ehud Olmert, ha chiesto ai ministri di non esprimere commenti, almeno fino a quando il testo dell'ultimatum non sia stato valutato fino in fondo. Ieri Olmert aveva dichiarato che Israele "non pagherà alcun riscatto", ma secondo la stampa israeliana, l'esercito non si oppone alla possibilità di una trattativa segreta sulla liberazione di palestinesi che non abbiano preso parte attiva ad attentati.
Sul piano diplomatico, il governo israeliano ha incassato, oggi, l'impegno del governo russo ad "utilizzare tutti i canali a sua disposizione per il rilascio del soldato israeliano rapito", secondo quanto ha dichiarato il ministro degli Esteri Serghei Lavrov, dopo aver incontrato, a Mosca, la sua collega israeliana Tzipi Livni che si è recata nella capitale russa sostenendo che la Russia "può dare un contributo importante al positivo sviluppo degli eventi in Medio Oriente". Anche il rabbino capo Yona Metzger è partito per Mosca dove parteciperà ad un convegno inter-religioso dove cercherà anch'egli di trovare aiuti per risolvere la crisi.
Ancora sul piano diplomatico, è una pressione sui rapitori la dichiarazione che il quotidiano Al Hayat attribuisce a fonti dei servizi segreti egiziani, secondo i quali la delegazione del Cairo, che sta tentando una mediazione, ha annunciato di attendere entro questa sera una risposta di Hamas alle proposte che essa ha avanzato, "altrimenti sospenderà la mediazione". Le stesse fonti hanno raccontato al quotidiano di aver incontrato "nella striscia di Gaza" il soldato rapito, che al momento della cattura era stato colpito da tre proiettili ed è stato visitato da un medico palestinese.
Continua intanto la pressione dell'esercito israeliano che, stamattina, è penetrato, anche se solo di alcune centinaia di metri, anche nel nord della Striscia, nella zona di Beit Hanun. Ci sono stati scontri a fuoco in cui sono rimasti uccisi due miliziani palestinesi. Nella Striscia di Gaza la situazione umanitaria resta intanto grave. Il parlamento palestinese si è riunito oggi a ranghi ridotti (alcune decine di parlamentari di Hamas sono stati arrestati dall'esercito israeliano) e ha lanciato un appello alla comunità internazionale per aiutare la popolazione civile di Gaza che "è vittima di una ingiustificata punizione collettiva".
In realtà l'offensiva dell'esercito di Tel Aviv sembra avere obiettivi che vanno oltre la liberazione del caporale rapito. "Manterremo la pressione ha detto ieri il ministro della giustizia Haim Ramon - fino a quando il soldato Gilad Shalit sarà liberato e fino a quando non cesseranno i lanci di razzi". Alcuni esperti politici mettono in rilievo, in proposito, che il lancio di razzi Qassam dalla striscia di Gaza dopo il ritiro dell'esercito israeliano mette in crisi nell'opinione pubblica israeliana anche il progetto di Olmert per un abbandono della Cisgiordania.