La traduzione della Bibbia in kashmiri, opera di un bramino convertito
Il progetto di una traduzione della Bibbia in kashmiri è stato lanciato nel 1994 in collaborazione con la diocesi di Jammu-Srinagar. L’iniziativa è stata di uno studioso ora scomparso, Hippolytus Kunnunkal, e dell’allora vescovo della diocesi, padre Jim Borst, un missionario di Mill Hill che ha svolto il suo servizio in Kashmir fin dal 1963. La presente traduzione consta di tutti i libri del Vecchio e del Nuovo Testamento, oltre a otto libri di apocrifi. Predhuman K. Joseph Dhar è un noto studioso, giornalista, scrittore e educatore; è un convertito al cattolicesimo, ed appartiene a una famiglia molto antica e conservatrice dell’ordine braminico Shavita.
L’autore ha raccontato ad AsiaNews il suo percorso di fede. “Insieme ai miei fratelli ho studiato nella scuola dei missionari di Mill Hill. Nella loro semplicità ho visto la bellezza della fede cristiana; e questo sentimento ha risvegliato il mio interesse per il cristianesimo. Quando entrai nella IX classe, cominciai a visitare la chiesa di nascosto, per timore che i miei genitori lo venissero a sapere. Era sbalordito nel vedere che I cristiani veneravano la Croce, e l’uomo che vi era sopra. Mi chiedevo perché era stato messo a morte in quel modo, e perché non era stato in grado di salvarsi. E che gente erano i suoi seguaci? Certamente dei codardi”.
La sua ricerca continuò negli anni seguenti, aiutata da una suora italiana, suor Priscilla. “Mi trovai come trafitto, da una magia; le parole di Gesù Cristo sembravano scritte specialmente per me. Leggendo il sermone della Montagna entrai in un nuovo mondo”.
Quel brano del Vangelo gli aprì gli occhi: “All’improvviso capii perché Gesù volle morire sulla Croce: Dio amava l’uomo così tanto che generosamente ha offerto il suo unico figlio per la redenzione di tutti coloro che credevano in Lui”. Poi venne l’università, a Lucknow, e l’incontro con le “Confessioni” di Sant’Agostino, e la vita e le opere di San Giovanni della Croce. “Mi emozionai leggendo la sua ‘Notte scura’”. Nel frattempo la fede stava facendosi strada nel suo animo; e non potè più tenere nascosto il suo interesse nel cristianesimo. “Fui fatto oggetto delle peggiori accuse. Ma sopportai questo trattamento duro con l’amore che sopporta e tollera tutto con pazienza”. Nel 1984 accadde qualche cosa di straordinario: “Mentre stavo dicendo il Rosario dopo le preghiere usuali nelle ore piccole, ho visto una forma luminosa che mi diceva, in linguaggio chiaro che il mio Signore voleva che Gli rendessi testimonianza esplicita, e che mi avrebbe aiutato”.
Predhuman fu battezzato il 21 aprile 1984. Un gruppo di Pandit religiosi, amici di suo padre lo sottoposero a una specie di processo. Spiegò le sue ragioni con dolcezza e semplicità. Ma questa scelta ebbe come conseguenza la rottura completa con la sua famiglia. “Mio padre e mia madre mi diseredarono ufficialmente. Mi gettarono fuori di casa, i miei fratelli e tutto il mio clan mi abbandonarono. Solo mia moglie e I miei tre figli restarono al mio fianco”. E la sua testimonianza continuò, svolgendo lavoro giornalistico, in difesa del cristianesimo, e ora anche con la traduzione della Bibbia nella sua lingua paterna.