04/11/2010, 00.00
MYANMAR
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La stretta finale del regime birmano, alla vigilia del voto "farsa"

di Tint Swe
La giunta ha bloccato il voto in alcuni villaggi a minoranza Kayah. Nonostante la censura filtrano notizie di schede precompilate. Nella notte fermato un giovane attivista Nld che invocava il boicottaggio. Ministro birmano in esilio:Cina, India, Russia, Corea del Nord, chi si congratulerà per prima con U Thein Sein, il "sicuro vincitore".

New Delhi (AsiaNews) - La giunta militare al potere in Myanmar ha bloccato il voto in 12 villaggi, appartenenti a sei diversi distretti elettorali, nello Stato a minoranza etnica Kayah. Secondo la dittatura "non vi sarebbero le condizioni per svolgere elezioni libere e giuste". Già nel settembre scorso il regime aveva preso decisioni analoghe in altri Stati dell'Unione, colpendo le minoranze Kachin, Kayin, Mon e Shan.

Intanto a pochi giorni dal voto, in programma il 7 novembre, dal Paese filtrano voci di brogli, con schede già compilate con voto favorevole ai partiti che sostengono la giunta. Nella notte, inoltre, sarebbe stato arrestato un giovane attivista della Lega nazionale per la democrazia (Nld) - il disciolto partito guidato da Aung San Suu Kyi, perché "distribuiva volantini in cui si invocava il boicottaggio del voto".

Per capire gli sviluppi degli ultimi giorni e tracciare i possibili scenari futuri, all'indomani del voto "farsa" in Myanmar, AsiaNews riporta l'analisi di Tint Swe, ministro dell’Informazione del Governo in esilio di coalizione nazionale dell’Unione di Birmania (Ncgub) con base in India.

Le notizie che provengono dal Myanmar sono tutte incentrate sulle elezioni, in programma dal 7 all'11 novembre. Quattro stazioni radio in lingua birmana - nello specifico Bbc, Voice of America (VoA), Radio Free Asia (Rfa) e Democratic Voice of Burma (Dvb) - e i blog raccontano quanto le fonti ufficiali come New Light of Myanmar e gli altri giornali interni al regime non possono o non vogliono raccontare o scrivere.

Con l'approssimarsi del voto, si moltiplicano le voci di restrizioni, rafforzamento della sicurezza, più infrazioni alla legge, un picco nella compravendita dei voti da parte delle autorità ufficiali. Vi sono racconti e interviste circa proteste, rabbia, malcontento, imbrattatura di pannelli elettorali dello Union Solidarity Party (Usdp), il partito del regime militare destinato a vincere con le buone o con le cattive. 

La campagna per il boicottaggio delle elezioni della Lega nazionale per la democrazia (Nld) continua e acquista sempre maggiore sostegno. In un articolo pubblicato lo scorso primo novembre da New Light of Myanmar emerge che se le elezioni non saranno un successo, il comando resterà nelle mani dell'esercito. Appare quindi probabile che la giunta sia sicura al 100% di vincere le elezioni. Questo significa anche che l'esercito adotterà un piano B, che partirà dalle fondamenta.

La nuova bandiera del Myanmar sventola dalle 3.33 del pomeriggio del 28 ottobre scorso. La decisione di esibirla è frutto delle direttive degli astrologi, che hanno maggior potere della Costituzione nazionale, che deve essere ancora approvata dalla prima sezione del - futuro - Parlamento. Non può essere frutto del caso che la nuova bandiera sia identica a quella del governo birmano in esilio, il National Coalition Government of the Union of Burma (NCGUB). Forse la scelta è stata fatta perché vi sia una guida come attraverso un medium.

I racconti non ufficiali riferiscono anche di profonde divisioni fra gli alti livelli e le figure di primo piano della dittatura. Il Consiglio per la pace e lo sviluppo (Spdc) deve lavorare a fondo per negoziare fra gli alti ufficiali in uniforme e gli ex-militari, che ora indossano abiti civili. Lo Usdp non è certo lo schieramento favorito in ogni componente dell'esercito e per questo deve ordire più trame di quante previste alla vigilia per assicurarsi un consenso.

A tutti è chiaro che sono solo due i partiti a contendersi i voti nelle prossime elezioni: lo Usdp e il National Unity Party (Nup), formato dai fedelissimi dell'ex dittatore birmano - il generale Ne Win - e che ha mutuato il proprio nome dall'originario Burmese Socialist Program Party (Bspp). Tuttavia, pochi fortunati potrebbero emergere tra gli altri partiti e raccogliere qualche voto. Fra questi gli esponenti del National Democratic Forum (Ndf), nato dalla divisione fra la Nld e il Democrat Party (Burma), partito di riferimento dell'ultimo Primo ministro birmano eletto in modo democratico: U Nu, alle elezioni del 1990. 

Ma la possibilità [di conquistare un seggio] è legata alla disponibilità economica, all'uso del potere e alla capacità di ordire imbrogli. Bustarelle, occhiali gratuiti, telefoni cellulari, voti in eccesso, carte di identità contraffatte e di dubbie nazionalità, denaro libero, etc... Tutti questi trucchi includono minacce, intimidazioni, coercizione fisica e via dicendo. In quella che viene sbandierata come la manifestazione della democrazia.

La conta a mano dei voti, raccolti  nelle commissioni allestite nelle diverse cittadine, verrà poi passato al vaglio da un comitato centrale, secondo una pratica diversa rispetto alle elezioni del 1990. Essa ricalcherà quanto fatto in occasione del referendum del 2008, il conteggio e la proclamazione saranno nelle mani del potere centrale in modo da perpetrare  manipolazioni e brogli al riparo dall'opinione pubblica. Un gioco facile per la giunta, perché non vi saranno osservatori internazionali né giornalisti stranieri.

I media interni al Myanmar e i giornalisti birmani che lavorano per giornali stranieri saranno prelevati da ponti aerei e indirizzati verso 18 cabine elettorali scelte con cura. Una scena simile alla distruzione di campi di papavero e al rogo di eroina inscenato di tutto punto per i giornalisti stranieri e i diplomatici.

Internet ha subito rallentamenti, se non interruzioni. La rete potrebbe presto diventare inaccessibile, come accaduto nel 2007 in occasione delle proteste guidate dai monaci birmani. Tuttavia, i giornalisti "liberi" sono furbi almeno quanto i membri della giunta. Articoli autentici e accurati riusciranno comunque ad emergere fra le maglie della censura; il punto è che, quando si parla di Myanmar, i media non sono potenti quanto le armi.

I generali rinchiusi nella capitale Naypyidaw dovranno sedersi a un tavolo, guardare ai risultati e, se necessario, elaborare una strategia per la gestione del post-voto. In Birmania l'annuncio che verrà dato dalle tv avrà il valore dell'ufficialità per il pubblico. La scelta della data dell'annuncio del vincitore deve essere scelta con attenzione perché vicina al giorno della liberazione di Aung San Suu Kyi. Con il procedere delle operazioni di scrutinio, la proclamazione dei risultati finali potrebbe non essere veloce come avvenuto nel 1990. E se tutto va come previsto, Aung San Suu Kyi dovrebbe essere rilasciata due giorni dopo le elezioni (il 13 novembre). Per questo sarà interessante vedere come e quando saranno pubblicati gli esiti delle urne. In ogni caso, i generali sanno bene che nessuno ha il diritto di chiedere loro dettagli sull'argomento.

Non esiste una clausola scritta che impone un limite per proclamare l'esito delle elezioni. Nel 1990 la legge elettorale stabiliva che la Commissione elettorale doveva presentare il rapporto prima della convocazione del Parlamento. Questo è un pretesto legale per la giunta, perché in realtà è da 20 anni che la Commissione elettorale dell'epoca deve presentare il risultato finale del voto del 1990.

A pochi giorni dal voto, emergono generali e unanimi malumori del popolo birmano verso Cina, India e Russia. Lasciamo perdere la Corea del Nord. Vedremo quale sarà la prima nazione a congratularsi con U Thein Sein, il presidente di Usdp, e sicuro vincitore delle elezioni.

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