La presidente Arroyo con i vescovi nella lotta "per la vita"
Manila (AsiaNews) – “Attraverso la promozione dei metodi di pianificazione familiare naturali e l’educazione alle donne abbiamo diminuito il tasso di crescita della popolazione al 2.04%, rispetto al 2,36 degli anni ’90, quando il precedente governo favoriva l’utilizzo di contraccettivi e metodi artificiali di controllo delle nascite ”. Lo ha dichiarato ieri il presidente filippino Gloria Macapagal Arroyo, durante l’annuale discorso alla Camera sullo “Stato della nazione” (SoNA), schierandosi in maniera aperta dalla parte dei cattolici e accogliendo l’invito della conferenza episcopale che si batte a difesa della vita, fin dal suo concepimento.
La Arroyo ribadisce la propria posizione a favore dei metodi di pianificazione familiare naturali – efficaci nel contrastare un eccessivo tasso di crescita nella popolazione – e sconfessa la massiccia campagna volta a promuovere l’uso di contraccettivi artificiali, fra cui il preservativo.
“Una corretta campagna di informazione – ribadisce il presidente, cattolica praticante e madre di tre figli – consente alle coppie, la maggior parte delle quali di fede cattolica, di saperne di più sui metodi di contraccezione naturali”, la cui efficacia è comprovata da studi scientifici. La Arroyo ha ricordato la precedente politica in tema di famiglia voluta dal presidente Fidel Ramos, un protestante, che favoriva l’uso di contraccettivi; una politica sbagliata che non riusciva a centrare l’obiettivo del contenimento delle nascite. L’attuale Capo di stato ha infine sconfessato voci secondo le quali risulta necessario contenere la crescita della popolazione, a causa delle insufficienti risorse alimentari: “La produzione di riso – conferma la Arroyo citando gli ultimi dati ufficiali – dal 2000 a oggi segna una tasso di crescita del 4,07% all’anno, il doppio rispetto all’aumento demografico”.
Nelle ultime settimane la Chiesa cattolica filippina ha più volte ribadito la propria contrarietà alla norma al vaglio del Parlamento, che promuove l’uso di metodi di contraccezione artificiali e favorisce la legalizzazione dell’aborto. Il 25 luglio, presso l’università domenicana di San Tommaso, una veglia di preghiera presieduta dai vescovi ha visto la partecipazione di oltre 12mila fedeli che hanno manifestato il proprio dissenso verso la Reproducitve Health (RH). Il card. Gaudencio Rosales, arcivescovo di Manila, ha invitato le coppie presenti a “esercitare la disciplina e l’autocontrollo”, ricordando che la mancanza di rigore nella sfera sessuale ha delle ripercussioni in tutti gli altri aspetti della vita di coppia, minandone le fondamenta. “Se c’è disciplina nel letto coniugale – afferma il prelato – c’è anche nelle strade, nelle scuole, nell’esercizio della pubblica amministrazione”, sottolineando lo stretto legame fra l’ambito sessuale e la vita della comunità sociale, del quale ne costituisce il riflesso.
Edcel Lagman, promotore della RH, dice di “rispettare le scelte fatte nella sfera personale dal presidente Arroyo”, ma ribadisce il sostegno alla legge sulla pianificazione familiare la cui scelta dovrebbe essere “libera” e garantita “a tutte le coppie del Paese”. Una posizione rigettata con forza dai vescovi, secondo i quali le tematiche riguardanti la vita umana non rientrano in una sfera politica, ma riguardano la “questione morale”.
La conferenza episcopale filippina apprezza il discorso pronunciato dal Capo dello Stato, ma si aspetta dei provvedimenti concreti a partire dalla bocciatura della normativa “pro-aborto”. I vescovi citano inoltre uno studio elaborato dal dr. Stephen M. Krason, presidente dell’Associazione degli scienziati cattolici e docente in un’università dell’Ohio, negli Stati Uniti, secondo cui il tasso di crescita demografica nel Paese “è calato in maniera sensibile dal 1970 a oggi”, ed entro il 2030 sarà inferiore ai due figli per coppia. Egli denuncia infine le politiche coercitive in materia di controllo delle nascite favorite dal fondo Onu per la popolazione mondiale, che sembra essere il “maggior promotore e sostenitore – anche a livello economico – della politica volta al controllo delle nascite” e alla legge pro-aborto nelle Filippine.