La preoccupazione per la crisi offusca il Natale dei libanesi
Nelle omelie dei vescovi cattolici ed ortodossi, il timore per il prolungarsi del vuoto istituzionale, la crescita della povertà e dell’emigrazione. La preghiera perché il Paese possa trovare pace e tranquillità.
Beirut (AsiaNews) - La gravissima crisi politica che il Libano sta attraversando, con l’instabilità ed i timori per il futuro causati dalla mancata elezione di un nuovo capo dello Stato, è risuonata nei pensieri dei vescovi durante le cerimonie natalizie. Cattolici ed ortodossi hanno ugualmente pregato, secondo l’invito del patriarca maronita Nasrallah Sfeir, perché il Paese possa ritrovare “stabilità, slancio, tranquillità e pace”.
Di “immensa frustrazione” nella quale il Paese ed i cristiani in particolare stanno vivendo le feste di Natale ha parlato il vescovo greco-cattolico di Beirut, Youssef Kallas. Di fronte all’espandersi della povertà, del costo della vita e dell’emigrazione, che divide le famiglie, il vescovo ha condannato “la paralisi e la corruzione che ci sono a tutti i livelli, sociale, politico ed amministrativo”, mentre la classe politica è impietrita “in conflitti senza fine” e “in calcoli meschini, mentre ognuno segue i suoi ineressi personali”. Egli ha messo in guardia contro il rischio del caos e del crollo generalizzato, come conseguenza delle manovre politiche. “Siamo arrivaqti al punto di mettere in dubbio la Costituzione”, ha esclamato.
La necessità che i libanesi si rendano conto che “la loro salvezza è nelle loro mani e che non hanno altra scelta che di serrare i ranghi” è stata sostenuta dall’arcivescovo maronita di Beirut, mons. Boulos Matar. Evocando la multiconfessionalità che costituisce il tessuto sociale del Paese, mons. Matar ha ricordato che “questa particolarità dipende da una comune volontà di vivere insieme, presa molte centinaia di anni fa. Ma oggi è come se fossimo divenuti estranei gli uni agli altri”.
“La nazione si aspetta che ci si sacrifichi per lei”, ha osservato dal canto suo il metropolita di Sidone e Tiro, Elias Kfoury, e “non che si faccia gli affari suoi a suo dscapito”.
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