La portaerei cinese “minaccia la stabilità del Pacifico”
di Joseph Yun Li-sun
Fonti del governo di Seoul ad AsiaNews: “Pechino vuole mettere le mani sulle acque internazionali e vuole chiudere la questione di Taiwan”. Analisti militari confermano: “La Varyag è in grado di fare grossi danni”. Ma gli americani gettano acqua sul fuoco: “Sono lontani anni luce dalla capacità militare degli Stati Uniti”.
Seoul (AsiaNews) – La portaerei varata dalla Marina militare cinese “è una minaccia alla stabilità del Pacifico: il governo di Pechino ha deciso di calare l’asso per mettere le mani sulle terre contese con le altre nazioni dell’area e vuole chiudere una volta per tutte la questione di Taiwan”. Lo dice ad AsiaNews una fonte del governo sudcoreano, che cita analisi militari apparse sui giornali di oggi e alcune informazioni ricevute dal governo di Seoul.
Per la prima volta nella sua storia, la Marina militare cinese ha dato il varo a una portaerei in grado di trasportare non soltanto jet militari ma anche un sistema missilistico di ultima generazione: la “Varyag” – comprata dieci anni fa dall’Ucraina e di produzione sovietica – è uscita, due giorni fa dal porto di Dalian (nel nordest della Cina) ufficialmente per un test di navigazione.
L’annuncio è arrivato dall’agenzia Xinhua, voce ufficiale del Partito comunista cinese. Pechino ha affermato il mese scorso che essa “sarà usata per la ricerca scientifica, l’esplorazione dei mari e l’addestramento del personale militare”. Ma la nave è attrezzata con radar e con missili terra-aria di ultima generazione, ed è in grado di rappresentare una minaccia a quasi tutti i Paesi dell’area.
La “Varyag” è vista come una sfida alla forte presenza nel Pacifico della flotta degli Stati Uniti, alleati di alcuni dei Paesi rivali della Cina. Lan Ning-li, un ex ammiraglio della marina taiwanese, ha dichiarato che la messa a punto della portaerei permetterà alla Cina di «espandere le proprie attività nel Pacifico meridionale» e che renderà Taiwan «vulnerabile ad attacchi nemici».
Ma non c’è soltanto l’ex patria dei nazionalisti, nel mirino marittimo di Pechino. Il governo cinese sta litigando con tutti i suoi vicini per la sovranità su una serie quasi infinita di isolette e isolotti poveri di terra ma presumibilmente ricchi di risorse naturali: la Cina vuole affermarne la sovranità, ma si scontra con le Filippine, il Vietnam, il Giappone e la Corea del Sud.
Alcuni analisti militari, citati oggi dal quotidiano coreano Chosun-Ilbo, affermano che la mossa di Pechino “mette a rischio tutti noi. Aiutati anche dal regime di Pyongyang, in grado di creare un incidente in qualsiasi momento, i cinesi possono scombinare tutto l’equilibrio dell’area”. James Nolt (capo-analista del World Policy Institute) getta invece acqua sul fuoco: “Ci vorranno molti anni prima che la Cina possa raggiungere l’efficacia militare degli Stati Uniti sul mare”.
Per la prima volta nella sua storia, la Marina militare cinese ha dato il varo a una portaerei in grado di trasportare non soltanto jet militari ma anche un sistema missilistico di ultima generazione: la “Varyag” – comprata dieci anni fa dall’Ucraina e di produzione sovietica – è uscita, due giorni fa dal porto di Dalian (nel nordest della Cina) ufficialmente per un test di navigazione.
L’annuncio è arrivato dall’agenzia Xinhua, voce ufficiale del Partito comunista cinese. Pechino ha affermato il mese scorso che essa “sarà usata per la ricerca scientifica, l’esplorazione dei mari e l’addestramento del personale militare”. Ma la nave è attrezzata con radar e con missili terra-aria di ultima generazione, ed è in grado di rappresentare una minaccia a quasi tutti i Paesi dell’area.
La “Varyag” è vista come una sfida alla forte presenza nel Pacifico della flotta degli Stati Uniti, alleati di alcuni dei Paesi rivali della Cina. Lan Ning-li, un ex ammiraglio della marina taiwanese, ha dichiarato che la messa a punto della portaerei permetterà alla Cina di «espandere le proprie attività nel Pacifico meridionale» e che renderà Taiwan «vulnerabile ad attacchi nemici».
Ma non c’è soltanto l’ex patria dei nazionalisti, nel mirino marittimo di Pechino. Il governo cinese sta litigando con tutti i suoi vicini per la sovranità su una serie quasi infinita di isolette e isolotti poveri di terra ma presumibilmente ricchi di risorse naturali: la Cina vuole affermarne la sovranità, ma si scontra con le Filippine, il Vietnam, il Giappone e la Corea del Sud.
Alcuni analisti militari, citati oggi dal quotidiano coreano Chosun-Ilbo, affermano che la mossa di Pechino “mette a rischio tutti noi. Aiutati anche dal regime di Pyongyang, in grado di creare un incidente in qualsiasi momento, i cinesi possono scombinare tutto l’equilibrio dell’area”. James Nolt (capo-analista del World Policy Institute) getta invece acqua sul fuoco: “Ci vorranno molti anni prima che la Cina possa raggiungere l’efficacia militare degli Stati Uniti sul mare”.
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18/07/2020 11:27
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