La polizia isola un villaggio nel Guangdong a caccia dei rivoltosi
Il 6 dicembre scorso le forze dell'ordine hanno represso nel sangue una protesta contro la requisizione della terra. Gli abitanti denunciano: le autorità comprano i cadaveri delle vittime per cancellare le prove dell'accaduto.
Dongzhou (AsiaNews/Scmp) Centinaia di polizia paramilitare continua a presidiare un villaggio nella provincia meridionale di Guangdong, dove iniziano a emergere le prove della morte di alcuni abitanti durante la violenta repressione di una manifestazione popolare il 6 dicembre scorso.
La polizia indaga su chi era coinvolto nelle proteste a Dongzhou (vicino a Shanwei); le famiglie delle vittime nascondono le salme degli uccisi per paura che le autorità se ne impossessino per coprire le loro responsabiltà. La popolazione afferma che la polizia ha aperto il fuoco sui manifestanti uccidendo e ferendo dozzine di persone.
I funzionari provinciali e di Shanwei negano che sia avvenuta una sparatoria e rifiutano di commentare l'episodio. La grande presenza di polizia, ieri, indica che la tensione nel villaggio è ancora alta. Centinaia di poliziotti muniti di scudi, in apparenza non armati, sorvegliano le entrate principali a Dongzhou e perlustrano le strade. Agenti con in mano foto degli abitanti coinvolti nelle proteste sono sulle tracce di chi si sospetta voglia lasciare il villaggio; agli esterni è vietato entrare. Almeno 6 mezzi corazzati e veicoli con cannoni ad acqua sono dispiegati in tutto Dongzhou e nei pressi del cantiere dove sono scoppiati gli scontri.
La protesta è nata dopo che le autorità pubbliche hanno requisito terra coltivabile nella zona. Il governo intende costruirvi una centrale eolica. Gli abitanti dicono che il governo ha inviato i risarcimenti, rubati però dai corrotti funzionari locali.
Lo scontro è nato quando la pubblica sicurezza locale ha arrestato 3 rappresentanti del villaggio che si erano presentati lunedì mattina al cantiere per parlare del denaro scomparso. Migliaia di abitanti si sono presentati martedì pomeriggio nel cantiere per chiedere il loro rilascio. Gli agenti hanno lanciato dei lacrimogeni per disperderli, ma senza effetto. Poche ore dopo si sono presentati gli agenti in tenuta anti-sommossa che hanno aperto il fuoco.
Ieri Liu Jingmao, vice direttore del Dipartimento di propaganda di Shanwei, ha dichiarato che il governo cittadino fornirà una spiegazione pubblica dell'accaduto, ma ha rifiutato di confermare gli spari della polizia sui manifestanti.
Gli abitanti di Dongzhou temono ora che le autorità cerchino di coprire le responsabilità dell'incidente. "Abbiamo paura confessa un uomo che distruggano tutte le prove, perché insistono nel dire che nessuno è stato ucciso". Il parente di un giovane 31enne rimasto ucciso, Wei Jin, ha denunciato i metodi dei funzionari locali: "Ci hanno offerto del denaro in cambio della consegna del cadavere, ma non accetteremo".
Vari abitanti del villaggio sono scomparsi e le famiglie temono siano state vittime degli scontri di martedì. Ieri una dozzina di donne si è presentata sul luogo della protesta e in ginocchio ha chiesto alla polizia i corpi di figli e mariti.
Nessun mezzo d'informazione nel paese ha riportato gli incidenti di Dongzhou e gli ospedali locali rifiutano di comunicare se hanno ricoverato qualche ferito.
Secondo voci circolanti ieri nel villaggio, un vice direttore dell'Ufficio della pubblica sicurezza del posto è stato sospeso, mentre alcuni funzionari provinciali sarebbero arrivati per investigare.
L'8 dicembre il portavoce del ministro degli Esteri, Qin Gang, pur non confermando gli scontri a Dongzhou, ha annunciato che il governo investigherà e affronterà la questione secondo la legge.