La polizia arresta i fedeli della Chiesa di Shouwang e ci discute di teologia
Domenica fermati almeno altri 15 fedeli, decine già agli arresti domiciliari. Agli interrogatori ora partecipano anche membri della Chiesa ufficiale delle Tre autonomie, per convincere i fedeli ad aderire al loro gruppo. In atto in tutto il Paese una repressione contro le "chiese domestiche”.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La polizia ha arrestato altri 15 cristiani di Shouwang (16 secondo altre fonti) che domenica 19 giugno hanno tentato di riunirsi nella piazza di Zhongguancun a Pechino per pregare insieme. Il Movimento patriottico delle tre autonomie visita le stazioni di polizia per aiutare a “educare” e “ammonire” questi cristiani a unirsi alla Chiesa ufficiale del Partito comunista cinese.
Due degli arrestati sono stati “trattenuti”, mentre gli altri sono stati inviati in varie stazioni per essere interrogati e diffidati e sono stati rilasciati dopo poche ore. Agli interrogatori hanno partecipato anche membri del Movimento patriottico delle tre autonomie, per invitarli a rinunciare a simili azioni e a unirsi a loro. Gli interrogatori hanno persino affrontato temi teologici, per discutere se le azioni della Chiesa di Shouwang fossero in accordo con la fede cristiana.
Dal 10 aprile i seguaci di Shouwang, una delle maggiori "chiese“domestiche” cinesi, si riuniscono in strada per celebrare insieme il servizio religioso della domenica. I fedeli protestano così per il fatto che le autorità li hanno fatti cacciare dai locali in affitto dove si riunivano e impediscono loro di entrare in possesso di un edificio acquistato e pagato da anni.
Ma ogni domenica, da 11 settimane, la polizia li attende e arresta quando arrivano. Ormai decine di fedeli sono agli arresti domiciliari con divieto di uscire la domenica, come pure lo sono i loro pastori. Alcuni sono stati minacciati di perdere il lavoro o di essere cacciati dall’appartamento in affitto, se proseguono questa protesta.
Questa protesta pacifica ha attirato grande attenzione e consensi, in Cina e fuori. Wang Wenfeng, del China Theology Forum, ha commentato all’agenzia Radio Free Asia : “Io spero che il governo possa vedere che l’incidente di Shouwang non è un caso isolato; piuttosto, molte chiese in Cina vogliono la stessa cosa”. “La principale richiesta-base è: lasciaci incontrare in modo pubblico e registra [il nostro gruppo]. Noi cristiani non abbiamo nulla da nascondere. Allo stesso tempo, la nostra fede stessa ci chiede di essere aperti con i non cristiani, la società e lo Stato”.
La Chiesa di Shouwang ha oltre mille seguaci, nel 2005 ha chiesto la registrazione, però negatale dallo Stato.
Anche altri gruppi hanno identico problema. I fedeli della Chiesa All-Nations Alliance a Shanghai e della Chiesa Liangren a Guangzhou si riuniscono pure in strada per pregare, in protesta per essere stati cacciati da locali in affitto.
In Cina sono consentiti solo i gruppi religiosi registrati. Ma vi sono più cristiani protestanti non ufficiali (circa 80 milioni) che membri del Movimento delle tre autonomie (circa 20 milioni). Per timore che la situazione sfugga di mano al Partito, da quasi quattro anni è in atto una campagna per eliminare le comunità sotterranee o farle confluire nelle comunità ufficiali.
Gli arresti di cristiani protestanti coincidono con una serie di detenzioni di attivisti democratici e avvocati per i diritti umani. Pechino teme che ogni movimento non controllato dal Partito possa scatenare la scintilla di una “rivoluzione dei gelsomini” simile a quella che sta scuotendo l’Africa del Nord e il Medio oriente. Tale timore è causato dal fatto che molti attivisti per i diritti umani si sono convertiti al cristianesimo.
Due degli arrestati sono stati “trattenuti”, mentre gli altri sono stati inviati in varie stazioni per essere interrogati e diffidati e sono stati rilasciati dopo poche ore. Agli interrogatori hanno partecipato anche membri del Movimento patriottico delle tre autonomie, per invitarli a rinunciare a simili azioni e a unirsi a loro. Gli interrogatori hanno persino affrontato temi teologici, per discutere se le azioni della Chiesa di Shouwang fossero in accordo con la fede cristiana.
Dal 10 aprile i seguaci di Shouwang, una delle maggiori "chiese“domestiche” cinesi, si riuniscono in strada per celebrare insieme il servizio religioso della domenica. I fedeli protestano così per il fatto che le autorità li hanno fatti cacciare dai locali in affitto dove si riunivano e impediscono loro di entrare in possesso di un edificio acquistato e pagato da anni.
Ma ogni domenica, da 11 settimane, la polizia li attende e arresta quando arrivano. Ormai decine di fedeli sono agli arresti domiciliari con divieto di uscire la domenica, come pure lo sono i loro pastori. Alcuni sono stati minacciati di perdere il lavoro o di essere cacciati dall’appartamento in affitto, se proseguono questa protesta.
Questa protesta pacifica ha attirato grande attenzione e consensi, in Cina e fuori. Wang Wenfeng, del China Theology Forum, ha commentato all’agenzia Radio Free Asia : “Io spero che il governo possa vedere che l’incidente di Shouwang non è un caso isolato; piuttosto, molte chiese in Cina vogliono la stessa cosa”. “La principale richiesta-base è: lasciaci incontrare in modo pubblico e registra [il nostro gruppo]. Noi cristiani non abbiamo nulla da nascondere. Allo stesso tempo, la nostra fede stessa ci chiede di essere aperti con i non cristiani, la società e lo Stato”.
La Chiesa di Shouwang ha oltre mille seguaci, nel 2005 ha chiesto la registrazione, però negatale dallo Stato.
Anche altri gruppi hanno identico problema. I fedeli della Chiesa All-Nations Alliance a Shanghai e della Chiesa Liangren a Guangzhou si riuniscono pure in strada per pregare, in protesta per essere stati cacciati da locali in affitto.
In Cina sono consentiti solo i gruppi religiosi registrati. Ma vi sono più cristiani protestanti non ufficiali (circa 80 milioni) che membri del Movimento delle tre autonomie (circa 20 milioni). Per timore che la situazione sfugga di mano al Partito, da quasi quattro anni è in atto una campagna per eliminare le comunità sotterranee o farle confluire nelle comunità ufficiali.
Gli arresti di cristiani protestanti coincidono con una serie di detenzioni di attivisti democratici e avvocati per i diritti umani. Pechino teme che ogni movimento non controllato dal Partito possa scatenare la scintilla di una “rivoluzione dei gelsomini” simile a quella che sta scuotendo l’Africa del Nord e il Medio oriente. Tale timore è causato dal fatto che molti attivisti per i diritti umani si sono convertiti al cristianesimo.
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