11/10/2024, 08.11
KIRGHIZISTAN
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La poligamia illegale del Kirghizistan

di Vladimir Rozanskij

Nonostante siano ufficialmente proibiti a Bishkek proliferano i matrimoni poligamici, favoriti da agenzie ombra che funzionano in base a principi islamici. Le loro attività sono sostenute anche da personaggi famosi. Ma gli attivisti per i diritti umani raccontano anche l'altro volto: l'aumento degli appelli delle donne che sono finite in questa trappola.

Bishkek (AsiaNews) - Cresce in Kirghizistan il numero dei matrimoni poligamici, nonostante siano proibiti direttamente dalla legge. Come hanno documentato i giornalisti di Radio Azattyk, la proliferazione della poligamia è aiutata da numerose agenzie matrimoniali ombra, che funzionano in base ai “principi islamici della creazione della famiglia””, promettendo ai maschi una seconda moglie, e alle donne un aiuto per sistemarsi come seconda o terza moglie.

In vari segmenti delle reti social appaiono messaggi come “sono d’accordo di diventare una seconda moglie”, “cerco un uomo per un matrimonio segreto”, “ho già una moglie, ma per accontentare Allah sono pronto a sposarmi una seconda volta”. Non mancano le réclame delle agenzie che propongono servizi di “formazione della famiglia secondo i principi islamici”, come l’agenzia Al-Khajat, sulla cui pagina di Instagram si trovano fotografie degli incontri con i potenziali coniugi, e video in cui i clienti compilano le necessarie pratiche. Ad esse si accompagna spesso la domanda cruciale: “che cosa pensate della poligamia?”.

Le attività di queste agenzie sono sostenute anche da personalità famose, come la cantante kirghisa Angelica, che afferma “se c’è stato il primo appuntamento, ecco che ci sarà il secondo, dipende solo da voi”. Gli utenti di questi siti sembrano essere piuttosto numerosi, come una delle intervistate, Majram (nome di fantasia), che alcuni anni fa è diventata seconda moglie grazie a un’agenzia, realizzando il progetto “dopo tre appuntamenti con un uomo sposato”. Racconta di aver consultato il sito nikah.kg, dopo che cercava marito da un anno e mezzo, e alla fine è stata messa in contatto con quello giusto, la cui prima moglie era malata, e con cui lui non poteva avere rapporti.

In conclusione, l’uomo con cui Majram si è sposata l’ha nascosta non soltanto alla prima moglie, ma anche a tutti i numerosissimi parenti, però tutto è cambiato quando lei ha partorito un bambino con la sindrome di Down. “Quando ha saputo che il figlio non era normale – racconta Majram – il suo rapporto con me è cambiato radicalmente, io ero in ospedale e lui non è mai venuto a trovarmi, non ha telefonato, è proprio scomparso, e alla fine abbiamo divorziato”. Oggi la donna e il bambino non hanno alcun diritto, né sui beni dell’ormai ex-marito, né sulla possibilità di ricevere alimenti per il mantenimento del figlio, in quanto il matrimonio non è riconosciuto come ufficiale, ed è stato celebrato a livello religioso senza la registrazione civile.

Secondo la legge approvata dal parlamento del Kirghizistan ancora 8 anni fa, ai servitori musulmani del culto è proibito celebrare il nikakh se i coniugi non hanno registrato il matrimonio all’ufficio civile Zags, ma nelle moschee questo divieto non viene normalmente considerato, senza neppure nasconderlo. Come spiega il vice-imam della moschea “7 Aprile” di Biškek, Taštemir Ešmatov, “quando abbiamo un uomo divorziato e una vedova, celebriamo sempre il matrimonio, anche senza il consenso della prima moglie, qualora sia ancora in essere il matrimonio, anche se è meglio farlo quando lei è d’accordo”.

Gli attivisti umanitari kirghisi comunicano di un grande aumento degli appelli delle donne che sono finite nella trappola delle famiglie poligamiche. “Si rivolgono a noi soprattutto le prime mogli”, spiega Bubusara Ryskulova, capo del centro anti-crisi Sezim di Biškek, “e ognuna ha una sua storia particolare”. Ci sono donne che conducono attività commerciali insieme al marito, ma che non riescono a generare figli, e il marito non divorzia per timore di perdere i guadagni e parte delle proprietà, cercando di ottenere il consenso della moglie per prenderne una seconda, che riesce a dargli la prole tanto desiderata. In questi casi spesso la moglie feconda viene poi cacciata, senza neanche farle vedere i figli da lei procurati.

La legislazione kirghisa lascia molti spiragli a queste soluzioni piene di contraddizioni e ingiustizie, come affermano tanti commentatori. Si proibisce la convivenza e la condivisione dei beni, ma quando le mogli vengono lasciate in case diverse, diventa difficile dimostrare la violazione della legge, e ancor più difendere i diritti delle donne.

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