14/02/2006, 00.00
LIBANO - SIRIA
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La piazza di Hariri attacca la Siria, che risponde parlando di "falso raduno"

di Youssef Hourany e Jihad Issa
Un milione di libanesi manifestano a Beirut nell'anniversario dell'uccisione dell'ex premier. Il patriarca Sfeir parla di valore positivo della manifestazione: i libanesi si sono "radunati per difendere una causa comune, quella dell'uomo, nel giorno di fedeltà".

Beirut (AsiaNews) – "Il falso raduno di Beirut". Così l'agenzia siriana, Sana, risponde oggi pomeriggio alle critiche e agli appelli lanciati stamattina contro Damasco da esponenti politici libanesi intervenuti nel raduno oceanico per commemorare il primo anniversario della morte di Rafic Hariri. L'agenzia ha diffuso un comunicato in cui attacca i politici libanesi, che hanno dimenticato la loro storia e che predicano la fedeltà malgrado la loro infedeltà .

La Sana insiste poi sulla necessità di "mantenere viva la memoria di molti siriani martiri della guerra del Libano".

Oggi a Beirut circa un milione di libanesi si è radunato in piazza dei Martiri per l'anniversario dell'omicidio dell'ex premier, che ha cambiato la storia del Libano. L'uccisione di Hariri - avvenuta per mezzo di un'autobomba sul lungomare di Beirut - ha innescato un processo che in aprile, dopo 30 anni, ha messo fine alla presenza militare siriana in Libano.

In piazza dei Martiri, ribattezzata della Libertà, musulmani sunniti, cristiani e drusi erano tutti uniti sotto l'unica bandiera libanese. Massiccia la presenza delle forze di sicurezza e dell'esercito libanese. Alla vigilia della celebrazione circolavano voci su possibili incidenti, rese più reali dai recenti attacchi a chiese e luoghi di culto cristiani avvenuto il 6 febbraio scorso.

Alle 12.55, ora dell'esplosione di un anno fa, si è rispettato un minuto di silenzio. In piazza erano presenti la maggior parte dei leader politici del Paese. La partecipazione è stata enorme considerando anche che molte persone non hanno potuto lasciare i loro villaggi, perché sulle strade era stato versato gasolio nel tentativo di limitare l'affluenza dei manifestanti. Numerosi gli incidenti stradali che ne sono seguiti.  

A Beirut sono arrivati 2 mila pullman, 50 mila auto, molti gruppi a piedi. Gli striscioni recitavano: "Hariri non Muore", "Via Lahoud...","Siria grazie per il tuo gesto violento, che ha riunito i libanesi sotto una sola bandiera","Bachar Assad, è giunta la tua ora...".

"Hariri e il nostro martire e tutti quanti vogliamo sapere la verità sul crimine del secolo", ha detto nel suo intervento Samir Geagea, capo delle forze libanesi.

Il figlio dell'ex premier assassinato, il deputato Saaad Hariri, rientrato in Libano dopo sei mesi di "esilio forzato", ha ringraziato la folla e ribadito la ferma volontà dei libanesi di combattere il regime siriano, perché "l'ora  di rovesciare i regimi totalitari e vicina".

Il leader druso Walid Joumblatt, nel suo discorso, ha attaccato in modo violento e diretto il presidente libanese, generale Emile Lahoud, "l'unico responsabile del degrado della situazione nel Paese e del rovescio del progetto della rinascita del Libano, difesa e sostenuta da Rafic Hariri". Joumblatt, ha poi criticato il presidente siriano Bachar El Assad, definito "schiavo degli interessi regionali".

L'ex presidente Amin Gemayel, capo della Falange libanese, ha sottolineato la necessità di onorare la memoria non solo dell'ex premier Hariri, ma anche "del deputato Basel Fleihan, del giornalista Samir Kassir e di Georges Hawi, di Gebran Tueni...senza dimenticare i martiri in vita".

Il patriarca maronita Nasrallah Sfeir, ha ringraziato Dio, perchè il raduno di oggi si è svolto senza incidenti. Sfeir ha insistito sul valore positivo della manifestazione e si è congratulato perché tutti i libanesi si sono "radunati per difendere una causa comune, quella dell'uomo, nel giorno di fedeltà".

Il generale cristiano Michel Aoun, assente alla manifestazione, ha ribadito la necessità di cominciare un "dialogo sincero fra tutte le componenti sociali del Libano, indicando la tribuna del patriarca Sfeir, come l'unica garanzia per tutti i libanesi"

Critico verso il raduno di piazza il segretario generale del filosiriano Partito di Dio (Hezbollah), Hassan Nassrallah. Rappresentato oggi in piazza da una delegazione del suo partito, egli ha ribadito la volontà di non consegnare le armi, fino a quando le fattorie di Chebaa rimangono occupate da Israele.

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