La nuova rivoluzione dei giovani egiziani contro il "neo-dittatore" Mohamed Morsi
Il Cairo (AsiaNews) - "Una rivoluzione per salvare la rivoluzione", è il motto coniato e scandito dalle decine di migliaia di egiziani che da due giorni affollano le piazze delle principali città del Paese. Essi chiedono l'immediata cancellazione delle leggi varate dal presidente Mohamed Morsi per aumentare i propri poteri in attesa della nuova costituzione. Centinaia di cortei, sit-in e anche assalti a sedi del partito Giustizia e Libertà (Fratelli musulmani) sono stati organizzati al Cairo, Baltim, Alessandria a Suez, Port Said, Ismailya. L'eco delle proteste è giunto fino alla città turistica di Sharm al -Sheik. Al momento Il bilancio è di due morti e un ferito grave.
Intervistato da AsiaNews, André Azzam, giornalista egiziano, descrive questi giorni di protesta come la "nuova rivoluzione dei Gelsomini", portata avanti da coloro che desiderano uno Stato democratico e non una dittatura dei Fratelli Musulmani. "Per strada - afferma - si respira lo stesso clima del febbraio 2011. L'aria è satura di gas lacrimogeni che irritano gli occhi. Le decine di tende ricomparse dopo mesi in piazza Tahrir sono un segno che le proteste dureranno a lungo, almeno finché Morsi non deciderà di parlare a tutti gli egiziani e non solo ai Fratelli musulmani". Il giornalista sottolinea che tutto l'Egitto è insorto contro gli islamisti. Oltre alle proteste organizzate dai principali partiti nati dopo la caduta di Mubarak - Movimento del 6 aprile, Partito popolare egiziano, Partito costituzionale egiziano e Partito democratico egiziano - anche le istituzioni sono insorte. Incuranti delle minacce dei loro stessi funzionari, in gran parte vicini ai Fratelli musulmani, ieri tutti i tribunali del Paese sono entrati in sciopero. Avvocati e giudici hanno messo sotto accusa i responsabili della Judge Gathering Club, associazione di categoria, che avrebbe minacciato ritorsioni contro i suoi stessi membri in caso di un'azione dimostrativa contro il presidente.
"Fino ad ora le manifestazioni sono state pacifiche - racconta Azzam - tuttavia la polizia sta utilizzando tutti i mezzi a sua diposizione per impedire nuovi cortei. Questa mattina centinaia di agenti antisommossa hanno lanciato gas lacrimogeni conto le tende al centro di piazza Tahrir per costringere i giovani a fuggire. Le forze dell'ordine stanno ammassando barriere anche in piazza Simon Bolivar di fronte all'ambasciata degli Stati Uniti". Le autorità temono anche al Cairo assalti contro le sedi del Partito Giustizia e Libertà avvenute nei giorni scorsi ad Alessandria, Port Said e Ismaylia, che hanno spinto i leader del movimento islamista a chiedere a salafiti ed estremisti islamici di formare dei cordoni di sicurezza armati attorno agli edifici di loro proprietà.
Le mosse compiute in questi mesi dagli islamisti hanno disilluso molti egiziani, che vedevano nell'organizatissimo Giustizia e Libertà una risposta positiva a oltre 30 anni di dittatura corrotta. Come nel 2011, gli abitanti dei quartieri centrali della capitale hanno iniziato a sostenere di nuovo i giovani democratici, che dopo la vittoria dei Fratelli Musulmani sono stati messi da parte. Lo scorso 26 novembre i residenti dei quartieri teatro delle manifestazioni hanno mandato a monte il primo corteo organizzato dai Fratelli Musulmani a sostegno del presidente Morsi in una piazza a 500 metri da Tahrir. La protesta coincideva con i funerali di Gaber Falah Gaber, ragazzo di 16 anni del movimento democratico 6 aprile morto in ospedale per una ferita di arma da fuoco al collo. "Quando la gente ha saputo che era in programma una marcia degli islamisti - racconta Azzam - hanno subito esposto cartelli e striscioni con scritto: Noi non vogliamo i Fratelli Musulmani. Andatevene dalle nostre strade, costringendo gli organizzatori ad annullare la protesta per paura di scontri armati". Invece di abbassare i toni, i leader islamisti hanno lanciato una sfida alla piazza avversaria, annunciando per il prossimo 1 dicembre una enorme adunata da milioni di persone. Saad Emara, membro dei Fratelli musulmani, ha detto che "le forze civili stanno giocando con il fuoco. E' una scena pericolosa".
Per Azzam, la smania di potere dei Fratelli Musulmani ha portato Morsi ha commettere un grave errore di valutazione, che potrebbe costare caro non solo agli islamisti, ormai delegittimati da almeno il 50% della popolazione, ma all'intero Egitto. "I giornali - nota - accusano il presidente di aver spinto il Paese sull'orlo della guerra civile. In questi giorni nelle redazioni in molti si chiedono quale sia la posizione dei militari, che dopo le dimissioni coatte del gen. Hussein Tantawi sono anch'essi nelle mani dei Fratelli Musulmani e non è chiaro come reagiranno in caso di un aggravarsi degli eventi". (S.C.)