La nuova legge sulle comunicazioni, ennesimo strumento di censura
di Qaiser Felix
Il governo ad interim ha approvato ad un mese dalle elezioni una normativa che punisce con la morte o l’ergastolo i crimini telematici. Il testo è però così vago che anche mandare un’e-mail potrebbe divenire reato.
Islamabad (AsiaNews) – Il governo pakistano ha promulgato una nuova ordinanza che mira a prevenire i crimini telematici nel Paese. Secondo il testo, chi commette reati informatici è punibile anche con la morte o con l’ergastolo. Per le organizzazioni sociali ed i rappresentanti dei media, questa legge è soltanto un nuovo attacco alla libertà di espressione e di stampa.
La legge, approvata di nascosto, ha valore retroattivo sin dal 31 dicembre 2007. Essa delinea 18 reati, tutti punibili con pene severissime. Secondo Abdullah Riar, ministro ad interim per l’Informazione, la legge “rappresenta un notevole passo avanti nella lotta al crimine, ma soprattutto garantisce più sicurezza nel commercio telematico”.
Peter Jacob, segretario della Commissione episcopale Giustizia e Pace, non la pensa allo stesso modo: “Questo decreto è semplicemente una nuova restrizione alla libertà di comunicare – dice ad AsiaNews – e, per come è strutturata, può far divenire un crimine anche l’aver inviato una e-mail”. Inoltre, riprende Jacob, “questa corsa segreta per la sua approvazione da parte del governo ad interim è del tutto immotivata, dato che il prossimo mese avremo un esecutivo legalmente eletto. Il governo ha dei pessimi consiglieri, e per questo ha fatto uscire una legge inadeguata e al momento sbagliato”.
Secondo il Forum nazionale dei giornalisti pakistani, “questa legge colpirà seriamente il diritto della popolazione di accedere ad informazioni importanti, e distruggerà le possibilità di comunicare. Il fatto poi che sia stata approvata da un governo non legittimo, ad un mese dalle elezioni, la fa assomigliare molto all’ennesimo strumento di censura”.
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