La nuova legge elettorale a vantaggio degli ex del regime e dei Fratelli musulmani
L’esercito riserva 1/4 dei seggi del parlamento a singoli leader senza partito. I movimenti politici egiziani minacciano di boicottare le elezioni di novembre. La lotta per il potere schiaccia gli ideali della rivoluzione dei gelsomini.
IlCairo (AsiaNews) – I partiti politici egiziani hanno minacciato di boicottare le elezioni del prossimo novembre se non verrà cambiata la legge elettorale. Varata quattro giorni fa dal Consiglio supremo dei militari, essa riserva 1/4 dei seggi parlamentari a candidati singoli senza partito. Ciò favorisce gli ex membri del regime di Mubarak, ma anche i partiti più ricchi, che avranno la possibilità di candidare più persone, schiacciando i movimenti nati con la caduta del rais.
Per costringere il Consiglio dei militari a cambiare la legge, 59 fra partiti e gruppi politici, fra cui i Fratelli musulmani, hanno indetto nuove manifestazioni e miniacciato il boicottaggio delle elezioni del 28 novembre. Una parte dei Fratelli musulmani si è però dissociata dal gesto. Secondo alcuni funzionari rimandare ancora le elezioni sarebbe un grave danno per il Paese.
Durante l’era Mubarak i parlamentari erano eletti con un sistema misto: 2/3 dei seggi con sistema proporzionale , 1/3 con sistema uninominale. Ciò permetteva a personaggi facoltosi di essere eletti, obbligandoli però a far parte di un partito. La nuova legge approvata dal Consiglio dei militari aumenta il numero dei parlamentari eletti con il sistema proporzionale (3/4 dei seggi), ma riserva a singoli leader senza partito 1/4 dei seggi.
P. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, sottolinea che questo sistema permette ai personaggi facoltosi al di fuori del panorama politico di concorrere alle elezioni, influenzando a loro piacimento questo o quel partito. I principali favoriti saranno gli ex membri del regime, invisi da tutti i partiti dopo la caduta di Mubarak, ma con grandi risorse finanziarie e mezzi di propaganda. “Ciò – afferma il sacerdote - ha spinto i movimenti democratici a chiedere l’espulsione degli ex membri del regime dalla vita politica per almeno 6 anni”.
L’ambiguità del nuovo sistema avvantaggia però anche i gruppi più organizzati e ricchi, come i Fratelli musulmani. Essi avranno la possibilità di concorrere con il proprio partito e con persone singole a loro affiliate in grado di sostenere una campagna elettorale. In tal modo i giovani della rivoluzione sono di fatto esclusi dalla corsa alle elezioni.
Per il sacerdote il quadro è desolante. Gli ideali sorti con la rivoluzione dei gelsomini sono ormai schiacciati dalla lotta per il potere. “Purtroppo i giovani della rivoluzione sono molto divisi – spiega p. Greiche – e da soli rischiano di essere schiacciati dalle formazioni più forti, che però non hanno una visione politica concreta”. “Durante la rivoluzione – continua - l’obiettivo era far cadere Mubarak con la speranza di un cambiamento. Ora questi ideali si sono logorati. Nessuno sa come agire ”. (S.C.)
Per costringere il Consiglio dei militari a cambiare la legge, 59 fra partiti e gruppi politici, fra cui i Fratelli musulmani, hanno indetto nuove manifestazioni e miniacciato il boicottaggio delle elezioni del 28 novembre. Una parte dei Fratelli musulmani si è però dissociata dal gesto. Secondo alcuni funzionari rimandare ancora le elezioni sarebbe un grave danno per il Paese.
Durante l’era Mubarak i parlamentari erano eletti con un sistema misto: 2/3 dei seggi con sistema proporzionale , 1/3 con sistema uninominale. Ciò permetteva a personaggi facoltosi di essere eletti, obbligandoli però a far parte di un partito. La nuova legge approvata dal Consiglio dei militari aumenta il numero dei parlamentari eletti con il sistema proporzionale (3/4 dei seggi), ma riserva a singoli leader senza partito 1/4 dei seggi.
P. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, sottolinea che questo sistema permette ai personaggi facoltosi al di fuori del panorama politico di concorrere alle elezioni, influenzando a loro piacimento questo o quel partito. I principali favoriti saranno gli ex membri del regime, invisi da tutti i partiti dopo la caduta di Mubarak, ma con grandi risorse finanziarie e mezzi di propaganda. “Ciò – afferma il sacerdote - ha spinto i movimenti democratici a chiedere l’espulsione degli ex membri del regime dalla vita politica per almeno 6 anni”.
L’ambiguità del nuovo sistema avvantaggia però anche i gruppi più organizzati e ricchi, come i Fratelli musulmani. Essi avranno la possibilità di concorrere con il proprio partito e con persone singole a loro affiliate in grado di sostenere una campagna elettorale. In tal modo i giovani della rivoluzione sono di fatto esclusi dalla corsa alle elezioni.
Per il sacerdote il quadro è desolante. Gli ideali sorti con la rivoluzione dei gelsomini sono ormai schiacciati dalla lotta per il potere. “Purtroppo i giovani della rivoluzione sono molto divisi – spiega p. Greiche – e da soli rischiano di essere schiacciati dalle formazioni più forti, che però non hanno una visione politica concreta”. “Durante la rivoluzione – continua - l’obiettivo era far cadere Mubarak con la speranza di un cambiamento. Ora questi ideali si sono logorati. Nessuno sa come agire ”. (S.C.)
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