La nuova enciclica del Papa parla all’India e alla sua società multiculturale
di Theodore Mascarenhas
Per p. Theodore Mascarenhas, indiano e incaricato della sezione asiatica del Pontificio consiglio per la cultura, la Caritas in veritate affronta “le sfide che la rapida crescita economica pone all’India” e invita a comprendere l’impatto della globalizzazione sulla cultura locale del Paese.
Città del Vaticano (AsiaNews) - In questa enciclica ci sono molte cose che riguardano l’India. Il Santo Padre si rivolge al mondo intero, ma in alcune parti sembra che rivolga la sua attenzione proprio alle sfide che la rapida crescita economica pone al nostro Paese. Il suo appello ad uno sviluppo umano integrale, che riprende dal magistero di Paolo VI, serve da campanello d’allarme per ricordare agli indiani che non basta solo il progresso materiale, ma serve il progresso della persona umana nel suo insieme.
Il Papa tocca in qualche modo tutte le sfide ed i problemi dei nostri giorni: crisi finanziaria, disuguaglianze economiche, povertà, corruzione, diritti dei lavoratori, squilibri dello sviluppo, violenze. Sono tutti temi che riguardano l’India.
Di grande importanza è l’appello per la salvaguardia dei diritti dei lavoratori e per gli investimenti nel welfare, argomenti che i nostri governi devono tenere bene a mente quando parlano delle politiche a favore dell’aam admi, l’uomo comune.
La preoccupazione del Papa sul diritto di ognuno ad avere libero accesso a cibo e acqua potabile in qualche modo sembra riflettere le proposte contenute nella recente finanziaria presentata da Pranab Mukherjee, il ministro delle finanze indiano. La carità deve essere il principale carburante per l’impegno delle ong, della Chiesa e del governo.
Anche il n. 26 dell’enciclica è molto importante per un Paese multi-culturale come l’India. Ciò di cui noi abbiamo bisogno è un vero dialogo interculturale in cui venga rispettato ogni individuo con la sua cultura. Un dialogo - come dice il Papa - che “deve avere come punto di partenza l'intima consapevolezza della specifica identità dei vari interlocutori”.
La globalizzazione rappresenta un grande rischio per le culture indigene in India. È indubbio che essa presenti molti effetti positivi, ma è anche vero che dà vita a un appiattimento generale delle culture e questo non è un fenomeno positivo.
Su questo aspetto l’India presenta alcuni problemi specifici. Da un lato buona parte della popolazione tende ad affermare la propria identità con un’insistenza che purtroppo ha raggiunto anche la forma estrema della teoria dei “figli della terra” o proteste e manifestazioni come nelle vicende legate alla causa dei tamil.
D’altro canto, proprio a causa della globalizzazione, si assiste ad una lenta corrosione della nostra cultura e delle culture in genere, che sta minando i nostri valori etici e l’istituto tradizionale della famiglia. Questo avviene quando il dialogo si svolge a prescindere dall’identità degli interlocutori. È decisivo comprendere che una società non può scimmiottare certi valori di riferimento, ma deve assimilarli perché questi portino frutti nel lungo periodo.
Cose che possono sembrare banali come il modo di vestirsi, di mangiare, quel che leggiamo e vediamo nei nostri film o alla tv sono in realtà il sintomo dei cambiamenti che lentamente si fanno largo nelle nostra società. Ciò che adesso può sembrare un fenomeno lento e superficiale, nel tempo diventa endemico.
È importante affermare che non c’è nulla di negativo nella globalizzazione intesa in modo positivo, cioè come una piattaforma offerta alle diverse culture e identità locali. Esse oggi possono farsi conoscere dal mondo. Basta pensare all’esempio del libro che l’ex primo ministro australiano, oggi ambasciatore presso la Santa Sede, ha dedicato ad uno scrittore del Buthan. Fa conoscere la cultura di quel Paese a tutto il mondo: un fatto che senza il fenomeno della globalizzazione sarebbe stato molto difficile.
Oggi le culture del mondo sono in continuo dialogo e molto spesso ciò avviene in modo forzato, con una cultura che invade l’altra. È molto importante come le nostre culture locali rispondono a questo fenomeno. La forza di queste ‘invasioni’ è acuita dagli strumenti che si usano: programmi tv, pubblicità, idee importate da altre realtà che sono buone se arricchiscono le nostre culture. Se però le società locali non stanno attente le loro culture finiranno per essere spazzate via dallo tsunami della cosiddetta modernizzazione.
No dimentichiamo che la globalizzazione ha alzato gli standard di vita in tutto il mondo, ma questo non significa che abbia diffuso la felicità ovunque.
(ha collaborato Nirmala Carvalho)
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