15/04/2025, 09.05
RUSSIA
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La nuova divisione delle proprietà a Mosca

di Vladimir Rozanskij

Nell'ambito della conversione a un'economia di guerra negli ultimi tre anni la procura generale della Russia ha confiscato ai privati 411 grandi compagnie, con attivi che superano i 30 miliardi di dollari. Tra i principali gestori di queste operazioni vi sarebbero i due fratelli oligarchi più vicini al presidente Vladimir Putin, Arkadij e Boris Rotenberg.

Mosca (AsiaNews) - Dall’inizio della guerra in Ucraina è in corso in Russia una ridefinizione delle proprietà, con una serie di nazionalizzazioni delle aziende più sensibili per le finalità belliche e la conversione a un’economia di guerra. Tra i principali protagonisti di queste operazioni, come scrive tra gli altri il Financial Times, ci sarebbero i due fratelli oligarchi più vicini al presidente Vladimir Putin, Arkadij e Boris Rotenberg, in accordo con il governo di Mikhail Mišustin.

Negli ultimi tre anni la procura generale della Russia ha confiscato ai privati 411 grandi compagnie, con attivi che superano i 2.500 miliardi di rubli, oltre 30 miliardi di dollari. Attualmente è in corso la seduta del tribunale per la nazionalizzazione dell’unico aeroporto privato di Mosca, quello di Domodedovo, motivata dalla cittadinanza straniera dei proprietari, Dmitrij Kamenščik e Valerij Kogan. Inoltre, lo stesso Putin sollecita in continuazione l’agenzia per le proprietà Rosimuščestvo con disposizioni e decreti per trasferire allo Stato gli attivi delle compagnie che intendono lasciare la Russia a causa della guerra.

Sono così finiti in mano allo Stato i beni mobili e immobili di Danone, della fabbrica di birra Baltika che era in mano alla danese Carlsberg, del produttore tedesco di articoli casalinghi Bosch e della ditta italiana di elettrodomestici Ariston. Secondo i commenti del Financial Times, queste procedure sono motivate sostanzialmente dal fatto che “a Putin non interessa l’economia, egli si preoccupa soltanto della guerra e della geopolitica”, affidando per queste finalità i meccanismi economici ai fratelli Rotenberg. Sarebbero loro a progettare tutta la nuova concezione, con la squadra di specialisti, giuristi e consulenti che analizzano i dati e cercano nuovi affari da attribuire allo Stato, attraverso gli strumenti della procura.

Arkadij Rotenberg è noto come amico d’infanzia di Putin, e suo sparring-partner nelle sessioni di judo a Leningrado, uno degli uomini più ricchi e influenti di Russia. Secondo le stime di Forbes nel 2025, il patrimonio di Arkadij ammonta a circa 5 miliardi e mezzo di dollari. Uno dei suoi progetti più grandiosi e simbolici è stata la costruzione del ponte di 19 chilometri sul golfo di Kerč, unendo alle coste russe la Crimea dopo l’annessione del 2014, con una spesa a bilancio statale di 3,5 miliardi di dollari. Come informa Proekt, le strutture di Rotenberg si sono impossessate in Crimea di proprietà per oltre 4 miliardi di dollari, e le sue ditte stanno costruendo una nuova via analoga al ponte di Crimea, la ferrovia da Donetsk a Mariupol.

Arkadij si attribuì nel 2021 la titolarità del fastoso palazzo presidenziale di Gelendžik, denunciato da un famoso documentario di Aleksej Naval’nyj, scaricando l’amico Vladimir da ogni responsabilità. Il fratello minore Boris è a sua volta un miliardario e vice-presidente della Federazione russa di judo, oltre ad essere proprietario della squadra di calcio Soči. Entrambi i Rotenberg si trovano fin dal 2014 sotto le sanzioni di Usa e Canada, a cui hanno aggiunto quelle dichiarate dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, insieme a tanti altri oligarchi russi accusati di sostenere le guerra. A inizio aprile di quest’anno, in fase di trattative tra Putin e Trump, a sorpresa sono state tolte le sanzioni alla moglie di Boris, Karina Rotenberg, a cui è attribuita la proprietà di metà degli immobili del marito in Occidente.

Come spiega Kirill Gorlov, giurista di Transparency International–Russia, non c’è uno schema unico per le procedure di nazionalizzazione, ma si evidenziano diversi approcci, che “ricorrono alla messa in discussione delle cessioni a privati negli anni ’90, risalendo fino ai tempi sovietici”. Oppure si applicano ai proprietari le nuove norme di accusa di “estremismo”, ciò che permette di trasferire automaticamente i beni allo Stato, utilizzando anche forme di “amministrazione temporanea” per poi risolvere tutto con decreti governativi, cedendo le aziende “compromesse” ad altre considerate “leali allo Stato”, come appunto quelle dei fratelli Rotenberg. Una di quelle più utilizzate è la Roskhim, compagnia chimica di proprietà dei fratelli, che si è già accaparrata almeno tre grandi aziende del settore vincendo facilmente l’asta per la loro destinazione.

Allo stesso tempo, le prospettive di un accordo di pace hanno stimolato nuove condizioni e meccanismi per il ritorno in Russia delle compagnie straniere, una questione ancora da stabilire per le resistenze delle istituzioni, ma con il vasto consenso della popolazione. Questa operazione dovrà essere accompagnata dallo sblocco dei beni di persone e aziende russe che sono state congelate all’estero dal 2022, una questione a cui si sta dedicando anche la presidente della Banca di Russia, Elvira Nabiullina, per pareggiare i conti nella nuova visione dell’economia di “guerra e pace” della Russia di Putin.

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