La nave di Gheddafi per gli aiuti a Gaza è accerchiata dalla marina israeliana
Tel Aviv (AsiaNews/Agenzie) – La nave noleggiata dalla Libia, che porta 2mila tonnellate di cibo, medicine e case pre-fabbricate per i palestinesi della Striscia di Gaza, è ferma per problemi al motore a 120 km da Gaza ed è circondata da otto navi israeliane. Ma c’è confusione intorno alla sua rotta.
Nelle intenzioni degli organizzatori della spedizione, la nave (il cui nome è Al-Alam, “speranza”) vorrebbe forzare il blocco che la marina israeliana impone sulla Striscia di Gaza. Israele ha intimato ieri mattina via radio al capitano della nave di fare rotta sul porto egiziano di El-Arish.
Il 31 maggio scorso la marina israeliana ha effettuato un raid su una nave che cercava di forzare il blocco. Negli scontri tra l’esercito e gli attivisti filo-palestinesi (in gran parte turchi) sono state uccise nove persone.
Dopo l’avvertimento israeliano alla Al-Alam, le notizie sono contrastanti. Ieri il capitano della nave e ufficiali egiziani hanno affermato che attraccheranno al porto egiziano di El-Arish. Gli organizzatori della nave, membri della Gaddafi International Charity and Development Foundation, insistono invece che essa si dirigerà a Gaza e che “non hanno ricevuto notizie di un cambio di rotta”.
Sulla nave salpata il 10 luglio dalla Grecia ci sono 21 persone di diverse nazionalità, tra cui uno dei figli del presidente libico Muammar Gheddafi.
Membri dell’equipaggio hanno dichiarato che non sanno quanto tempo ci vorrà per risolvere il guasto al motore. Intanto, la Al-Alam è monitorata da vicino da otto navi da guerra israeliane. Esse comunicano via radio con l’Al-Alam ordinando di continuo di dirigersi verso l’Egitto. Secondo alcune fonti le navi israeliane sono riuscite a bloccare le comunicazioni radio della Al-Alam con l’esterno.
Tel Aviv ha chiuso tutti i passaggi di comunicazione con la Striscia di Gaza nel 2007, da quando Hamas ha assunto il controllo del territorio. Dopo il raid israeliano del 31 maggio sulla Mavi Marmara, diverse voci internazionali sono tornate a chiedere la cancellazione del blocco e Israele ha allentato le restrizioni dell’embargo.