La moglie di un dissidente mongolo chiede al mondo di non dimenticarlo
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – E’ “molto peggiorata” la salute del dissidente mongolo Hada, detenuto dal 1996. Lo ha denunciato ieri sua moglie Xinna, che prega il mondo di non dimenticarlo e di chiederne a Pechino il rilascio.
Hada è stato arrestato nel 1996 nella settentrionale Mongolia Interna e condannato a 15 anni di carcere per “separatismo e spionaggio” e per il suo sostegno all'Alleanza democratica della Mongolia meridionale, che difende i diritti dell'etnia mongola in Cina.
“Lui – dice la donna in un’intervista a un’agenzia estera – non è trattato bene. E’ malato e l’ultima volta l’ho visto invecchiato e indebolito. Non gli è permesso ricevere il cibo, i libri e i giornali che gli mando”, “non ha il diritto di leggere” né può ricevere telefonate, è tenuto in isolamento senza poter comunicare con altri detenuti di etnia mongola nel carcere di Chifeng, nella Mongolia Interna, centinaia di km. a oriente di Hohhot dove viveva con la moglie conducendo un negozio di libri in lingua mongola; la moglie può visitarlo solo due volte l’anno.
Amnesty International considera Hada un prigioniero di coscienza e da tempo ha espresso “preoccupazione” sulla sua salute e detto che è stato torturato.
Lo statuto della Mongolia Interna riconosce alla regione notevole autonomia ma, in pratica, Pechino mantiene un rigido controllo, anche per timore di proteste etniche.
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“La situazione è migliorata negli ultimi due anni, dopo che la stampa estera ha prestato attenzione a questo caso. Ma il controllo è assiduo”, spiega agli intervistatori, indicando un’auto priva di contrassegni e con vetri oscurati parcheggiata lungo la strada.
05/09/2023 15:52
03/10/2020 08:19